Industriali sul piede di guerra |”Azzerare l’iter di accorpamento”

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18 Aprile 2016, 17:01

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CATANIA – La procedura di accorpamento della Camera di Commercio di Catania Siracusa e Ragusa si tinge di fremiti, di nuove anomalie, di numeri discordanti, di possibili nuovi esposti. L’accorpamento, già al centro di un fascicolo della Procura di Catania, sembra sia anche argomento di una delle intercettazioni dello scandalo che ha portato alle dimissioni della ministra Guidi e del suo compagno Gianluca Gemelli (uno dei due commissari di Confindustria Siracusa). La situazione è ancora più tesa dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Ivan Lo Bello per associazione a delinquere da parte della magistratura di Potenza. Una vicenda che lascia attoniti anche per il suo triplice ruolo di vice presidente nazionale Confindustria, presidente UnionCamere e presidente Camera di Commercio di Siracusa.

Eppure stamattina la sede catanese di Confindustria, provata e colpita per le vicende emerse dalla magistratura ma “certa che Ivan Lo Bello – ha dichiarato il presidente della sede catanese Domenico Bonaccorsi di Reburdone – riuscirà a chiarire completamente la sua posizione e a uscirne pulito”, è stata teatro di una nuova denuncia relativa a nuove irregolarità sui numeri della composizione della nuova Super Camera e ha chiesto a gran voce, riunendo le trenta associazione che fanno capo alla sua cordata, uno stop serio all’attuale procedura e un “nuovo avvio di tutta la procedura con un arbitro imparziale” ha dichiarato in conferenza stampa il vicesegretario della Camera di Commercio e presidente della Cna di Siracusa, Gianninoto. 

Nella nota inviata dalle trenta associazioni legate a Confindustria si legge che “Il Commissario ad acta ha negato alle associazioni l’accesso agli atti principali della procedura, ma che è stato comunque possibile ottenerli attraverso i nostri legali. Dal loro esame emergono oggi ulteriori criticità sia nella gestione della procedura sia nelle dichiarazioni presentate dalle associazioni in merito alla consistenza di imprese e lavoratori per concorrere ai seggi del consiglio camerale. Il commissario – prosegue la nota – ha operato tagli di enorme entità sui dati degli addetti che nei nostri riguardi risulta pari a 20.597 a fronte di soli 3.670 eliminati a Confcommercio. In più Confcommercio è stata ammessa, contro la legge, al settore cooperazione ed è stato sciolto d’ufficio il nostro apparentamento nei seggi della piccola impresa del commercio e dell’industria. Eliminandoci così dalla competizione per quei seggi”. 

E c’è di più tra le cose contestate da Confindustria: i pochissimi giorni dati alle aziende per rispondere alle nuove verifiche e “ben 17.030 casi nei quali una impresa è in almeno due elenchi presentati da diverse associazioni, a volte in tre, in quattro e addirittura in cinque elenchi. Quasi il 70% di queste duplicazioni si trovano negli elenchi del raggruppamento che fa capo a Confcommercio oppure a Fapi o Eruomed”.

Essere in più di un elenco è un problema? Se non lo si sa, sicuramente sì. Ed è questo che afferma Antonio Perdichizzi, presidente dei Giovani Industriali e amministratore unico della Tree srl, che si è ritrovato a far parte, a sua insaputa, di un’altra associazione datoriale. «Mi stupisco – afferma Perdichizzi – di come un fatto di una tale gravità possa accadere in un’importante organizzazione come Confcommercio. Un falso assoluto che, oltre a portare legittimi dubbi sulla veridicità del numero di associati di Confcommercio Catania, dimostra come una competizione importante per il futuro dell’intero territorio, come quella che vede al centro la costituzione della nuova Camera di Commercio del Sud Est, non sia portata avanti con lealtà da alcuni dei suoi concorrenti e con la dovuta e puntuale imparzialità». 

I dati “sono stati chiesti dai nostri legali” – afferma Taverniti, evidenziando come questi riguardino i verbali dell’accorpamento che sono stati inviati alla Regione da Pagliare. Taverniti ammette che mancano ancora 4 seggi, ma afferma “Il messaggio che deve passare è se è corretto andare avanti su questa linea”. Quanto a un nuovo esposto, resta possibilista, anche se la richiesta rimane quella di annullare e ricominciare tutto l’iter. “Ma questo non lo dico io. Lo dovrebbero dire tutti e fare delle regole ben precise. E ognuno varrà per il numero delle aziende che ha”.

Anche le parole del presidente Bonaccorsi di Reburdone confermano le parole di Taverniti. I dati sono stati ottenuti “tramite la Procura – dice. Siccome c’è un’indagine, tramite i nostri legali”. Che l’intento è quello di fermare finalmente la procedura non è un mistero e Gianninoto lo conferma: “Presenteremo altri esposti sia al Mise sia all’assessorato regionale delle Attività Produttive e sottolineeremo che nella seconda parte della procedura sono stati fatti più errori che nella prima. Il presidente della Commissione Antimafia, Nello Musumeci, in modo autonomo – ha dichiarato Gianninoto – ha deciso di audire l’assessore Lo Bello e noi, che vogliamo essere ascoltati, ci siamo inseriti”. Il presidente del Cna di Siracusa esclude che possano esserci elementi tali da interessare la commissione palermitana, ma conferma che, secondo lui, “L’audizione dovrebbe riguardare tutte le procedure di accorpamento che si stanno portando avanti in Sicilia”. 

Dal canto suo il Commissario ad Acta, Alfio Pagliaro, difende la procedura. “Confermo quanto già detto pubblicamente il mese scorso: il mio lavoro e quello dei miei collaboratori è stato compiuto nel pieno rispetto delle regole, senza secondi fini, e con procedure trasparenti. Ho fiducia nella giustizia, ho sempre agito nel pieno rispetto dell’ente camerale e senza favoritismi. Preferisco concentrare tutte le mie energie per dimostrare di avere agito sempre correttamente,  e lo farò nelle sedi appropriate”. È questo il commento di Alfio Pagliaro, commissario ad acta per la costituzione della nuova Camera di commercio di Catania, Siracusa e Ragusa, sulle dichiarazioni rese in una nota congiunta da 30 associazioni di categoria”.

Le sono arrivate note dal Mise?

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No. Il Mise ha sempre avallato la legittimità degli atti. Non ha mai detto che la procedura non andava bene. E poi, dopo lo scandalo Guidi e Gemelli, mi avrebbe sostituito immediatamente.

Le si contesta il fatto che non ha fatto un verbale conoscitivo sull’estensione delle verifiche al 30%.

Certo, perché l’ho ritenuto un atto extra procedura e l’ho fatto per esigenze di celerità visto che l’assessore Lo Bello mi aveva chiesto i risultati entro l’8 di aprile. Se avessi dovuto convocarli non avrei mai potuto concludere in tempo. Proprio stamattina l’assessorato mi ha inviato un’altra nota per sollecitare subito le carte.

Non le aveva consegnate giorno 8?

Certo ma c’erano associazioni che non erano riuscite a rispondere in tempo e si sono ritirate da alcuni settori. Stamattina ho inviato gli aggiornamenti integrativi che sono quelli finali.

Si contesta che ha esteso le verifiche al 30% quando l’assessore aveva indicato il 100%.

L’assessore aveva aggiunto “sarebbe da estendere al 100%, se lo ritenete necessario”. Ma il 100% si riferiva alle note di disconoscimento, e io l’ho fatto”. 

La conferma arriva dall’assessore Lo Bello. “I dati delle imprese rimangono alla Camera di Commercio. A me arriva un verbale fatto dal commissario che mi dice quali sono i risultati. Commissario che non è stato nominato da noi ma dal Mise e sul quale non abbiamo nessun potere. Noi non possiamo controllare. Siamo come la Prefettura. Il commissario ha scritto di aver allargato la platea delle verifiche e ci ha inviato i nuovi risultati più la relazione che avevo richiesto”. E sulle nuove richieste di Confindustria di annullare la procedura, afferma: “Non sono io che posso annullarla”. L’assessore afferma inoltre di aver intenzione di parlare con il presidente Crocetta, che ha detto di avere intenzione di inviare un commissario straordinario, “ma questo non c’entra con la procedura – spiega – il cui percorso non lo decidiamo noi”.

 

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18 Aprile 2016, 17:01

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