24 Ottobre 2024, 17:55
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Quando avviene l’infarto, muoiono le cellule muscolari del cuore e il muscolo cardiaco non riceve sufficiente sangue arterioso, causando un danno irreversibile ai tessuti. I dati mostrano che il disturbo colpisce soprattutto gli anziani e le persone di mezza età, con un rischio più elevato per gli uomini a partire dai 45 anni e per le donne dai 55 anni.
Nel 90% dei casi, l’infarto è provocato dall’aterosclerosi, una patologia vascolare caratterizzata dall’accumulo di placche nelle pareti delle arterie. Quando queste placche si infiammano o si ulcerano, possono dare origine a emboli e trombi che, ostruendo le coronarie, scatenano l’attacco cardiaco.
I fattori di rischio più comuni includono ipertensione, fumo di sigaretta, livelli elevati di trigliceridi, obesità e sindrome metabolica. Altri fattori che aumentano la probabilità di sviluppare un infarto sono il diabete, la predisposizione genetica e alcune patologie autoimmuni.
I sintomi di un infarto possono variare molto. Tra i segnali più frequenti ci sono dolore al petto, mandibola, al collo, alla schiena, alla spalla e al braccio sinistro. Anche la dispnea, la sudorazione fredda, il respiro sibilante e uno stato d’ansia possono essere campanelli d’allarme. In alcuni casi, si possono manifestare malessere generale e tosse. È fondamentale non sottovalutare questi sintomi e richiedere immediatamente assistenza medica.
Una svolta importante nella diagnosi dell’infarto arriva dai ricercatori dell’Università Johns Hopkins, guidati dall’assistente ricercatore Peng Zheng. Il team ha sviluppato un nuovo esame del sangue che permette di diagnosticare un infarto in pochi minuti, anziché in ore. Lo studio, pubblicato sulla rivista Advanced Science, rappresenta una rivoluzione nel campo della cardiologia.
Zheng ha dichiarato che, sebbene gli attacchi cardiaci richiedano un intervento immediato, la diagnosi può essere difficoltosa al di fuori di un contesto clinico. Con questa nuova tecnologia è possibile stabilire in maniera rapida e precisa se un paziente sta avendo un infarto, migliorando così le possibilità di intervento tempestivo.
La nuova tecnologia sviluppata dai ricercatori si basa sulla biofotonica, che utilizza la luce laser per rilevare i biomarcatori, ovvero risposte del corpo a determinate condizioni. Il team ha impiegato questa tecnica per individuare i segni precoci di un attacco cardiaco nel sangue dei pazienti. Rispetto ai metodi tradizionali, che includono elettrocardiogrammi e analisi del sangue con tempi di attesa di almeno un’ora, questo nuovo test fornisce risultati in soli cinque-sette minuti.
Il cuore di questa tecnologia è un chip nanostrutturato che analizza il sangue tramite una tecnica chiamata spettroscopia Raman. La metasuperficie del chip amplifica i segnali elettrici e magnetici, rendendo i biomarcatori dell’infarto visibili anche a concentrazioni molto basse.
Uno dei principali vantaggi di questo nuovo esame del sangue è la possibilità di essere adattato in futuro per l’utilizzo da parte dei soccorritori in ambulanza o dai privati cittadini, rendendo la diagnosi ancora più tempestiva. Inoltre, secondo gli scienziati, la tecnologia potrebbe essere ulteriormente sviluppata per diagnosticare altre patologie, come cancro e malattie infettive. Al momento, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare l’efficacia del dispositivo in contesti diversi.
La diagnosi rapida dell’infarto rappresenta una svolta importante nella medicina di emergenza, con il potenziale di salvare numerose vite grazie a un intervento più tempestivo e mirato.
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24 Ottobre 2024, 17:55