17 Novembre 2017, 12:22
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CORLEONE – Il Comune di Corleone è sotto gestione commissariale dopo che nell’agosto del 2016 è stato sciolto dal consiglio dei ministri per presunte infiltrazione mafiose. L’amministrazione era guidata dal sindaco Lea Savona, eletta con una lista civica di centrodestra, che aveva più volte espresso pubblicamente la sua condanna nei confronti di Cosa Nostra. L’ultima volta era avvenuto in occasione della morte di Bernardo Provenzano. “Gli onesti di Corleone si tolgono dalle spalle un pezzo di storia criminale”. Una sorta di appello da parte del sindaco a chiudere con un passato ingombrante rivolto ai suoi concittadini, gli abitanti di un paese diventato tristemente famoso nel mondo per aver dato i natali a boss di prima grandezza: dal medico Michele Navarra, a Luciano Leggio, Bernardo Provenzano e allo stesso Toto’ Riina.
Lo scioglimento del comune, proposto dall’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano, ruotava attorno all’assegnazione di alcuni appalti come quello relativo alla costruzione di un impianto polivalente nei pressi del campo sportivo. La gara finì all’attenzione della Procura di Palermo che arrestò un dipendente comunale, Antonio Di Marco, indicato dagli inquirenti come il nuovo capo mandamento. Di Marco, custode del campo sportivo, dove si sarebbero svolti anche summit di mafia, in alcune intercettazioni avrebbe fatto riferimento alla possibilità di fare pressioni presso gli uffici comunali per pilotare i lavori. “Nessuno immaginava – osservò allora il sindaco – che questo dipendente comunale potesse essere colluso. Avrò peccato di leggerezza, inesperienza, di qualche sbavatura, ma non posso essere considerata vicina ad ambienti mafiosi”. (ANSA).
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17 Novembre 2017, 12:22