08 Febbraio 2013, 13:27
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CATANIA – Tutti assolti gli imputati nel processo sulle infiltrazioni mafiose nella festa di Sant’Agata, a partire da Pietro Diolosà,l’ex presidente del Circolo S.Agata per il quale la Procura aveva chiesto la condanna con l’accusa di concorso in associazione mafiosa.
L’assoluzione dei picciotti della famiglia Santapaola e Mangion nel processo per le infiltrazioni mafiose nella festa di S.Agata sarebbe come un grido di liberazione se non fosse stato già il pubblico ministero a chiedere di non doversi procedere perché Nino e Francesco Santapaola, figlio di Nitto, Salvatore Copia, Enzo, Alfio e Vincenzo Mangion, erano stati già giudicati, per la stessa accusa, cioè associazione mafiosa, nel processo Dioniso.
Per la legge italiana è impossibile giudicare due volte la stessa persona sulla base della stessa ipotesi di reato.
Quindi l’assoluzione non conferma, purtroppo, che la mafia non c’è stata nella festa di S.Agata, o meglio ancora che non c’è. L’assoluzione di oggi rappresenta un dato processuale importante, che -come ha sottolineato l’avvocato Antonio Fiumefreddo a LivesiciliaCatania, difensore di Pietro Diolosà, uno degli imputati- deve essere separato dal dato storico, testimoniato anche dalle foto e dai documenti del Circolo S.Agata, il cuore organizzativo della Festa.
Il presidente del Circolo Diolosà è stato assolto dall’accusa di concorso in associazione mafiosa, ma la presenza di Francesco Santapaola, figlio del boss Nitto e di Nino Santapaola detto “U pazzu”, all’interno del circolo della basilica Collegiata con in mano le tessere numero 1 e 2, è un dato di fatto che oltre le sentenze non può passare inosservato.
Per non parlare della testimonianza del cerimoniere Luigi Maina agli atti del processo: “Mi ricordo -dice il cerimoniere che ha ricevuto la Candelora D’Oro- che in un’occasione, una fermata della processione fu causata da dei fuochi sparati a metà tratto di via Vittorio Emanuele, ricompreso tra l’incrocio di via Plebiscito e via Risorgimento. In quella occasione io chiesi di questa lunga esplosione di fuochi e mi venne risposto che lì abitavano i Mangion e che forse qualcuno di loro era appena uscito dal carcere”.
Lo stesso Maina non ha negato la frequentazione del Circolo S.Agata “di persone che successivamente ho appreso essere arrestate per fatti di mafia”. In pratica, i Santapaola erano di casa sia nella Basilica Collegiata, che nell’attiguo Circolo religioso.
I Santapaola presenziavano anche e soprattutto nelle cene a base di pesce organizzate dai vertici del Clero, e sedevano allo stesso tavolo -secondo il racconto di Maina- del monsignore Giorgio Giuffrida, adesso deceduto, di “monsignor Currò e Claudio Baturi”, il capovara, mentre uno dei Santapaola offriva i grissini al cerimoniere. In prima fila anche i Mangion, “Enzo” in particolare, “passava all’interno del circolo come un intellettuale, solo successivamente -ricorda Maina- seppi che era uno dei Mangion, ossia uno dell’omonima famiglia di mafiosi”.
E ancora le foto, con Enzo Mangion sul fercolo della Santa, nel posto in cui dovrebbe stare il sacerdote, Salvatore Copia in prima fila al fianco della candelora, Francesco Santapaola con le reliquie sulla spalla.
La fede è importante, la devozione alla Patrona di Catania pure. Resta però un dubbio, che forse troverà risposta nel deposito delle motivazioni di questo processo: cosa vuol dire per una famiglia mafiosa essere al centro della Festa di S.Agata? Il pm Antonino Fanara sosteneva che la presenza dei picciotti alla Festa servisse per affermare il prestigio dei boss, ma anche ad ottenere il consenso di ambulanti e commercianti che beneficiavano delle fermate prolungate del fercolo. Quest’anno la Santa è rientrata in cattedrale alle 11:00, con circa 5 ore di ritardo rispetto ai tempi previsti, perché sarebbe stato sabotato un tombino.
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08 Febbraio 2013, 13:27