Ingroia e l’era Berlusconi: | “Gli eroi erano i mafiosi”

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11 Luglio 2012, 10:40

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Macerie istituzionali. È il filo conduttore della doppia intervista organizzata da Libera Sicilia e condotta dal giornalista Sandro Ruotolo a Villa Filippina. Da una parte Il dirigente di Sel Claudio Fava, candidato alla presidenza della Regione, che ha delineato la “decadente situazione in cui versa la Sicilia, non solo per colpa di Raffaele Lombardo ma soprattutto a causa di quella parte politica che ha rinunciato a presentare la mozione di sfiducia preferendo riporre la speranza in un presidente giunto al capolinea”. Dall’altra il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Antonio Ingroia ha invece esordito commentando la fine dell’ epoca berlusconiana, “un’epoca in cui gli eroi erano i mafiosi come Vittorio Mangano e i magistrati che facevano il loro lavoro erano invece quasi additati come eversivi”.

Sullo sfondo ha ovviamente fatto capolino l’indagine attualmente in corso sulla trattativa tra Cosa Nostra e pezzi dello Stato. “Un’indagine – ha detto Fava -che ci racconta lo sfacelo di questa città, Palermo, una città in cui un giudice, Paolo Borsellino, moriva per colpa di una Stato che preferiva trattare con la mafia, accordarsi, piuttosto che combatterlo”.

Antonio Ingroia, incalzato da Ruotolo, ha allargato il cerchio. “Quest’isola, questo Paese, affonda le sue origini nel sangue delle stragi. È uno scandalo che in Italia nessuna commissione d’inchiesta si sia interessata in passato al tema delle cointeressenze tra Stato e mafia. La verità è che questo paese ha un problema con la verità e un paese che non vuole la verità sulle stragi non è un paese democratico”. Il tema principale del dibattito si è di nuovo spostato sulla politica quando Fava ha notato che tra il pubblico era presente il neo sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone che ha lasciato un ricco lavoro da manager a Londra per diventare primo cittadino della sua città natale. “L’esempio di questo ragazzo- ha detto Fava – che ha deciso di tornare in una zona difficile come Trapani, ci dice che esiste un nuovo modo di fare politica. La politica non è lo statuto regionale: quanta impunità si è garantita in nome di questo statuto?”

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Alla fine, dopo le continue voci su un suo impegno diretto in politica, Antonio Ingroia ha approfittato dell’occasione per stoppare sul nascere qualsiasi domanda su una sua possibile candidatura alle prossime regionali, sottolineando che “sin dal momento in cui ho giurato sulla Costituzione da magistrato ho in un certo senso iniziato a fare politica, nel senso più puro del termine, ovvero cercare di servire il Paese”.

 

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11 Luglio 2012, 10:40

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