“Maxi stipendio e hotel di lusso” | Sequestrati 150 mila euro a Ingroia

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16 Marzo 2018, 10:22

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PALERMO – Poco più di centocinquanta mila euro: a tanto ammonta il valore del sequestro che colpisce Antonio Ingroia. Un provvedimento emesso anche a carico di Antonio Chisari, revisore contabile della società, e che è stato stabilito dal giudice per le indagini preliminari su richiesta degli ex colleghi dell’ex procuratore aggiunto di Palermo, poi nominato dal governatore Rosario Crocetta amministratore unico di Sicilia e-Servizi. Da qualche mese il suo incarico alla scadenza non è stato rinnovato dal nuovo presidente della Regione Nello Musumeci.

Ed è alla guida della partecipata regionale che Ingroia, quando era commissario liquidatore, avrebbe commesso il peculato che ha portato al sequestro. Secondo i finanzieri del Nucleo di polizia economica e finanziaria, non avrebbe potuto incassare né l’indennità di risultato da 117 mila euro, né i rimborsi per vitto e alloggio.

Ingroia è indagato in due diverse inchieste. La prima, quella oggi sfociata nel sequestro, si concentra sulle retribuzioni fino al 2016. La seconda, sul 2017. In particolare nel 2013 Ingroia si è assegnato, con l’approvazione dell’assemblea dei soci (socio unico è la Regione siciliana) 117 mila euro di indennità di risultato a fronte di utili esigui – 33 mila euro – incidendo negativamente sul bilancio societario. L’indennità si è sommata ai 50 mila euro annui di stipendio.

Il peculato riguarderebbe anche circa 30 mila euro di rimborsi per gli anni dal 2014 al 2016. Ingroia, che vive a Roma, veniva a lavorare in trasferta a Palermo. Secondo i pm, gli spettavano soltanto i soldi per le spese dei trasporti (aereo, treno etc) e non quelle per vitto e alloggio. Di avviso opposto l’indagato che si è fatto restituire i soldi con cui ha pagato alberghi e ristoranti. Ha alloggiato al Gran Hotel Villa Igiea, all’Excelsior e al Centrale Palace Hotel e mangiato in noti locali della città come il ristorante Sailem al Castello al Mare, Cucina Papoff o La locanda del Gusto.

“Si tratta di una vicenda vecchia, che avevo già ampiamente chiarito a suo tempo – scrisse in una nota -. Questa indagine mi consente comunque di sgomberare una volta e per tutte, anche in sede giudiziaria, il campo da ogni equivoco, sospetto e maldicenza su una storia totalmente infondata”.

Secondo l’ex pm, che da magistrato coordinò le indagini sulla Trattativa Stato-mafia, la contestazione muoverebbe da una legge che sarebbe stata successivamente abrogata. Di avviso opposto i magistrati: Ingroia avrebbe intascato più soldi di quanti ne prevedevano la finanziaria regionale del 2015 e un decreto legislativo del 2016 che hanno introdotto dei limiti agli stipendi degli amministratori nelle società partecipate.

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Ingroia: “Ho sempre rispettato la legge”
“Ho appreso dalla stampa del provvedimento emesso nei miei confronti, prima ancora che mi venisse notificato. Comunque ho la coscienza a posto perché so di avere sempre rispettato la legge, come ho già chiarito e come dimostrerò nelle sedi competenti”. Così l’ex Pm Antonio Ingroia commenta il sequestro di oltre 151 mila euro nell’ambito dell’inchiesta in cui l’ex magistrato è indagato per peculato. “La verità – sottolinea l’ex Pm – è che ho denunciato sprechi per centinaia di milioni di euro, soldi che solo io ho fatto risparmiare, e invece sono accusato per una vicenda relativa alla mia legittima retribuzione. Ma, ripeto, dimostrerò come stanno le cose”. “Intanto continuo il mio lavoro di avvocato – aggiunge – sempre con lo stesso impegno e nella stessa direzione: oggi sono in udienza a Reggio Calabria, nel processo ‘Ndrangheta stragista, come avvocato di parte civile delle famiglie dei carabinieri Fava e Garofalo uccisi nel 1994 dalla mafia e dalla ‘Ndrangheta, vicenda collegata con la trattativa Stato-mafia”.

Il revisore dei conti Chisari: “Estraneo ai fatti”

Il dottor Antonio Chisari, difeso dall’avvocato Angelo Mangione, in relazione al provvedimento di sequestro preventivo disposto stamane dal Gip di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica ed avente ad oggetto i compensi e i rimborsi percepiti dall’avvocato Ingroia ed erogati da Sicilia e-Servizi, dichiara:

“Ho sempre avuto rispetto delle Istituzioni e fiducia nella magistratura. Ma come tanti cittadini di questo paese, ho appreso dalla stampa, prima che mi venisse notificato, di essere destinatario di un sequestro preventivo per delle somme percepite dall’avv. Ingroia nella qualità di amministratore di Sicilia e-Servizi. Ho sempre rispettato la legge e agito nell’interesse della Società, e quale revisore dei conti esterno non ho mai autorizzato – anche perché non ne avrei il potere – il pagamento di rimborsi e compensi dell’amministratore unico. 

Ho già dato mandato al mio legale di fiducia, il prof. Angelo Mangione, di impugnare immediatamente il sequestro. Confido che il Tribunale del riesame di Palermo saprà riconoscere la mia correttezza ed estraneità ai fatti che mi vengono provvisoriamente contestati dalla Procura”.

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16 Marzo 2018, 10:22

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