19 Dicembre 2012, 19:30
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PALERMO- Non verrà inserito nel fascicolo personale di Antonio Ingroia la “bacchettata” ricevuta dal Csm nel febbraio scorso per le sue dichiarazioni al congresso dei comunisti italiani. Lo ha deciso il Plenum di Palazzo dei Marescialli, decisamente diviso sul voto: nove favorevoli, sette contrari e nove astenuti.
Sull’argomento c’é stata una lunga discussione in Plenum: una proposta di ritorno in commissione respinta (ma con sette voti a favore) e un emendamento, pure bocciato, del consigliere togato di Unicost Mariano Sciacca per far passare nella proposta votata a maggioranza dalla Quarta Commissione, e sottoposta oggi al Consiglio, la natura “sostanzialmente episodica” della presenza di Ingroia al congresso del Pdci “non essendo suscettibile di dimostrare la partecipazione alla vita del partito”. In febbraio, pur avendo archiviato la pratica per incompatibilità, il Csm aveva “bacchettato” l’ex procuratore aggiunto per il suo intervento, nel quale disse tra l’altro di non poter essere imparziale nei confronti di forze che, cercano “quotidianamente” di introdurre “privilegi e immunità” a vantaggio di pochi, in spregio al principio di uguaglianza, e di sentirsi “partigiano” della Costituzione. Quella delibera messa a punto dai laici Nicolò Zanon e Guido Calvi, definisce “particolarmente vistosa e inopportuna” la presa di posizione di Ingroia non solo per gli “accenti di forte polemica” usati nei confronti di programmi e leggi di forze politiche “facilmente riconoscibili”, ma anche perché il tutto è avvenuto al congresso ufficiale di un partito.
E pur decretando l’archiviazione del fascicolo per incompatibilità, poiche si era trattato di un “isolato episodio di esternazione”, gli atti erano stati trasmessi alla Quarta Commissione, che si occupa delle valutazioni sulla professionalità dei magistrati.
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19 Dicembre 2012, 19:30