17 Luglio 2012, 20:27
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“Ad essere sinceri non ci aspettavamo” da parte del presidente Napolitano una reazione simile e comunque “siamo sereni”. Lo dice in un’intervista al direttore del Tg di La7 Enrico Mentana il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, commentando lo scontro con il Colle. Secondo Ingroia, i magistrati di Palermo ritengono di “aver applicato la legge nel migliore dei modi, di non aver leso in alcun modo le prerogative del Capo dello Stato e anzi di aver usato il massimo delle cautele consentite dalla legge”.
La ‘prova’ delle cautele usate dalla procura, secondo Ingroia, è nel fatto che “non è uscita una riga sul contenuto delle intercettazioni e neppure sul numero delle intercettazioni di cui si discute”. “Questa vicenda – prosegue il procuratore aggiunto – ci trova sereni e attenderemo la decisione della Corte Costituzionale con la dovuta serenità. Credo che quello che più conta è che a 20 anni dalla scomparsa di Borsellino ancora non tutta la verità è venuta a galla e che l’impegno della magistratura e, ci auguriamo, di tutte le componenti dello Stato e della società italiana, è di conquistare questa verità”. Che un problema vi sia, però, lo ammette lo stesso Ingroia visto che parla di un “vuoto di disciplina legislativa sul quale il Parlamento non ha mai legiferato benché sollecitato nel lontano 1997 dall’allora ministro della Giustizia Flick per un caso analogo che si era verificato”. Per questo l’auspicio è che “la Corte Costituzionale possa dirimere ogni dubbio ulteriore, se ce ne sono”. Quel che è certo, conclude Ingroia, è che “la posizione della presidenza della Repubblica è finalizzata a ristabilire le regole su un punto in cui ci sono opinioni controverse”.
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17 Luglio 2012, 20:27