18 Novembre 2009, 15:48
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Ribaltare il corso degli eventi attraverso una mobilitazione dei cittadini, contro il rischio di ‘soluzione finale’ per lo stato di diritto.
Rischio possibile con l’approvazione del ddl intercettazioni, del provvedimento di modifica del codice di procedura penale e del ddl sul processo breve. Questo chiedeva Antonio Ingroia nelle due occasioni pubbliche da cui e’ scaturito l’editoriale “al vetriolo” del direttore del tg1, Augusto Minzolini il 9 novembre scorso.
Oggi, è il magistrato palermitano a replicare al giornalista, intervenendo nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla Federazione nazionale della Stampa con l’Usigrai, alla presenza di parlamentari di ogni schieramento (Giuseppe Giulietti del gruppo misto e portavoce di Articolo 21, Fabio Granata (Pdl), Francesco ‘Pancho’ Pardi dell’Italia dei Valori).
”Il mio era solo un appello alla societa’ civile – ha detto Ingroia – perche’ si impegni a ‘modificare il corso degli eventi’. Non mi riferivo certo a un movimento dei magistrati, perche’ credo non ci sia bisogno di magistrati militanti, ma di un impegno quotidiano dei cittadini perche’ riprendano a partecipare alla vita pubblica del Paese e rifiutino di trasformarsi in sudditi teledipendenti”. Al direttore del Tg1, secondo Ingroia, ”bastava ascoltare entrambi gli interventi (uno sulla questione morale, l’altro sulla separazione dei poteri nello stato di diritto), documentandosi un minimo, come un cronista dovrebbe fare”, e capire che la frase ‘incriminata’ non sottintendeva nessuna discesa in campo della magistratura. “Riguardo al rapporto con la politica – ha concluso Ingroia – non credo che i magistrati debbano difendersi dalla politica, anzi, penso che noi abbiamo bisogno di piu’ politica in Italia ma il rischiio e’ che, continuando cosi’, i magistrati non parlino piu’ in pubblico e io, a questo, non voglio rassegnarmi”.
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18 Novembre 2009, 15:48