Ingroia sul ddl per le intercettazioni| “Magistrati avranno armi spuntate”

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26 Maggio 2010, 09:36

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Con la legge sulle intercettazioni ”avremo le armi spuntate. Lo strumento delle intercettazioni, che in questi anni è stato fondamentale nelle indagini sulla criminalità organizzata, ma anche su quella politico-amministrativa, la criminalità del potere, verrà meno”. A sostenerlo è stato il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, parlando con i giornalisti a Catanzaro, a margine della presentazione del libro dell’ex magistrato Luigi de Magistris, ”Assalto al pm”. ”La magistratura sarà disarmata – ha aggiunto – ed i cittadini più indifesi e più  disinformati perchè c’è anche una forte limitazione del diritto di informazione”. Ingroia, che è stato difensore di de Magistris nel secondo procedimento disciplinare davanti al Csm, ha poi sostenuto che nelle inchieste condotte dall’ex pm ”si era già evidenziato il dilagare del fenomeno della corruzione che sta emergendo e divampando in tutte le più recenti indagini di varie Procure. Dimostra come il fenomeno corruzione fosse già a livelli allarmanti, a livelli di guardia. In quel caso, essendo tutto concentrato su un unico ufficio e su un unico magistrato divenne un po’ più facile isolarlo, accerchiarlo e neutralizzarlo”. ”Oggi – ha detto Ingroia – si tratta di azioni giudiziarie che provengono da più uffici e la neutralizzazione diventa difficile. Speriamo non si utilizzi come sistema quello di neutralizzare gli strumenti nelle mani dei pm, a cominciare, appunto, dalle intercettazioni”

”Le norme sulle intercettazioni rientrano in una strategia che mira a riscrivere il codice penale in maniera diseguale. Il prossimo passaggio sarà la riforma del processo penale che è un modo abile ed accorto, una scorciatoia, per realizzare il vero obiettivo che è quello della sottoposizione dei pm all’esecutivo” ha detto quindi Ingroia. ”Con la riforma del processo – ha spiegato – viene tolto al pm il potere d’iniziativa demandandolo alla polizia giudiziaria. L’esperienza insegna che tutte le più grandi inchieste sono nate d’iniziativa del pm e condotte molto validamente dagli ufficiali di pg che operavano sotto le direttive di un organo indipendente. I procedimenti disciplinare nei confronti di un magistrato hanno comunque delle garanzie, ma un funzionario di polizia o un ufficiale dei carabinieri e della guardia di finanza può essere rimosso senza problemi dal Ministro competente. Come pensate possano essere liberi di avviare l’azione penale?”. Ingroia ha poi sostenuto che ”c’è un sistema, talvolta ampio, di corruzione e di coperture che attraversa trasversalmente anche le istituzioni. E’ sbagliato pensare che poteri criminali come la mafia o altri siano del tutti estranei allo Stato. Talvolta sono poteri con grande capacità di infiltrazione nelle istituzioni e nella vicenda di de Magistris questo si è evidenziato e adesso sui evidenzia in talte altre inchieste”. Prendendo spunto dal titolo del libro di de Magistris, Ingroia ha detto che questi anni sono stati caratterizzati da ”assalti continui, alla giustizia, all’autonomia ed all’indipendenza della magistratura, alla democrazia. Ma sono anche stati anni di braccio di ferro perchè c’è stata un’Italia che ha resistito e provato a rispondere con gli strumenti a disposizione. La vera anomalia italiana è una classe dirigente che ha costruito il potere anche facendo affari con la criminalità, incline a commettere reati e allergica al principio di responsabilità. Una classe dirigente che in certi periodi è stata anche assecondata dalla magistratura, sino a quando si è creata una progressione generazionale ed ha cominciato a diffonderi un modo diverso di fare il pm e i magistrati hanno cominciato ad applicare il principio dell’uguaglianza davanti alla legge”.

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26 Maggio 2010, 09:36

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