29 Gennaio 2013, 12:41
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CATANIA – Prima udienza a piazza Verga del processo sulla “cricca” dei servizi sociali. Il primo cittadino etneo è accusato di aver nominato da assessore alla Famiglia di Totò Cuffaro, un fiume di colleghi di partito e amici nelle commissioni di valutazione di appalti milionari nel settore dei servizi sociali.
Uno scandalo che ha scosso il Comune di Catania quasi un anno addietro, al quale il mensile “S” ha dedicato la copertina. Quando non era ancora primo cittadino, Raffaele Stancanelli avrebbe segnalato i nominativi da inserire nelle commissioni degli appalti, e sotto le sue indicazioni, le commissioni sarebbero state addirittura rifatte. Stancanelli non avrebbe avuto -secondo l’accusa- il potere di nominare soggetti per valutare gli appalti dei servizi sociali, appalti “truccati”, come ha documentato il pm Lucio Setola che è riuscito – grazie alle indagini del Nas Etneo – a portare alla luce un sistema di “spartizione a tavolino” che dirottava i fondi destinati ai più bisognosi verso affari gestiti direttamente dalle segreterie di Mpa e Pdl.
Il rinvio a giudizio di Stancanelli arriva dopo che l’ex procuratore di Catania Vincenzo D’Agata aveva chiesto l’archiviazione, poi respinta dal Gip Giuliana Sammartino che al contrario aveva ordinato l’imputazione coatta. D’Agata, polemizzando con il pm Setola, aveva disertato la conferenza stampa sugli arresti che riguardavano potenti colletti bianchi catanesi. Adesso Il sindaco di Catania è sul banco degli imputati, si è detto sempre estraneo ad ogni accusa e ha ribadito di aver agito “nel rispetto delle leggi”.
Dopo il rinvio a giudizio, Stancanelli ha commentato: “Il rischio c’è tutto in chi per nove anni governa e amministra, e firmando migliaia di carte è possibile che incorra nell’abuso. Sono convinto di non aver fatto alcun abuso. Lo deciderà il giudice”.
“Sono tranquillo e sereno – Stancanelli – ma amareggiato senza dubbio, non pensavo che ci potesse essere un rinvio a giudizio perché non capisco qual è la norma che avrei violato perché l’abuso prevede la violazione di una norma. Non c’entro nulla con gli scandali del comune di Catania riferiti ai servizi sociali. Si tratta di un’altra fattispecie. Aspettiamo con serenità i giudici. Mi auguro che, come dice il poeta, ci sia un giudice a Berlino”.
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29 Gennaio 2013, 12:41