Inquinamento dal Petrolchimico | La Procura detta le condizioni

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16 Settembre 2017, 16:05

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SIRACUSA – Un rigido programma di interventi sugli impianti e tempi da rispettare, tutto sotto il controllo dei tre consulenti tecnici della Procura, con l’obiettivo di arrivare entro dodici mesi alla drastica riduzione delle emissioni dannose. La Procura della Repubblica di Siracusa non perde tempo. Dopo aver incassato da Isab e Esso l’accettazione delle prescrizioni, pena la chiusura degli stabilimenti, ha emanato un provvedimento che detta alle due aziende le modalità esecutive: entro il 24 ottobre dovranno presentare i progetti dei lavori finalizzati alla riduzione delle emissioni inquinanti; entro 12 mesi dovranno realizzarli.

È partita, insomma, la seconda tappa, di un procedimento epocale: quello con cui la Procura di Siracusa nel luglio scorso, dopo quasi due anni di indagini, ha ottenuto dal gip il sequestro preventivo per tre stabilimenti dei due colossi del Petrolchimico di Priolo-Augusta. L’accusa è di aver causato un “significativo peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti”. Indagati otto dirigenti (cinque tra i vertici Isab, tre tra quelli Esso): dovranno rispondere di disastro ambientale colposo e di emissioni nocive.

Nel provvedimento c’erano pure le condizioni per la prosecuzione dell’esercizio: accettare una serie di prescrizioni. Isab ha detto “sì” entro i quindici giorni previsti; Esso ha prima chiesto e ottenuto una proroga, poi proposto un riesame, infine (ieri) ha scelto di rinunciare a quest’ultima strada e accettare gli interventi imposti dalla Procura. L’inchiesta era partita da vari esposti di cittadini comuni, associazioni e istituzioni che lamentavano (e lamentano ancora) la cattiva qualità dell’aria nei comuni del Siracusano attorno al Petrolchimico (soprattutto Siracusa, Augusta, Priolo e Melilli). Perfino l’Arpa, un anno fa, aveva inviato al ministero dell’Ambiente e all’Istituto superiore di Sanità il report del monitoraggio dell’aria chiedendo interventi normativi specifici e relazioni sul rapporto inquinanti-salute. La Procura nel frattempo istituiva un pool di magistrati (Margherita Brianese, Davide Lucignani e Marco Di Mauro) coordinati dal procuratore capo Francesco Paolo Giordano, e in quasi due anni preveniva a questa eclatante chiusura indagini. Con l’ausilio di tre periti esperti in materie ambientali (Mauro Sanna, Nazzareno Santilli e Rino Felici) sono arrivati alla conclusione di aver accertato un inquinamento “da fonti certe”. Accanto al procedimento giudiziario, dunque, la Procura ha imposto interventi strutturali agli impianti, pena la chiusura degli stessi.

Gli interventi riguardano: la copertura delle vasche di trattamento delle acque reflue, il monitoraggio e il miglioramento delle coperture dei serbatoi, la realizzazione degli impianti di recupero vapori ai pontili di carico e scarico delle petroliere. Queste operazioni riguardano le emissioni cosiddette “diffuse”. Mentre per limitare le emissioni dette “convogliate”, gli adempimenti richiesti alle aziende riguardano: torce, camini e strumenti per il monitoraggio delle emissioni. Dettagliato il provvedimento emanato stamattina dalla Procura e già notificato alle aziende. Richiesta la copertura delle vasche dell’impianto di trattamento acque per entrambe le raffinerie: i gestori dovranno proporre un progetto completo di cronoprogramma attuativo dei lavori, e realizzarli entro12 mesi. Con garanzia fideiussoria pari al costo delle opere e alla loro messa in esercizio da documentare entro il 24 ottobre. E ancora, il monitoraggio del tetto di tutti i serbatoi contenenti prodotti volatili (grezzo, benzine, virgin naphta, bitume ecc.) mantenuti in condizioni di temperatura tali da generare emissioni diffuse: dovrà essere completato entro 60 giorni, e presentato alla Procura con la documentazione fotografica di ogni serbatoio controllato; insieme alla relazione la Procura chiede il cronoprogramma attuativo di questi sistemi e la loro realizzazione entro un anno. Anche la loro messa in esercizio dovrà essere documentata. Stessi tempi (entro il 24 ottobre) per i progetti degli impianti di recupero vapori dei pontili, dodici mesi per la loro realizzazione. Riguardo a questa prescrizione la Procura chiede pure che le aziende registrino in futuro tutte le informazioni riguardo a ogni nave che farà carico e scarico: prodotto movimentato e durata dell’operazione. Lavori di adeguamento richiesti anche per i sistemi di monitoraggio delle torce e dei camini: per adeguare quelli esistenti la Procura fissa il limite dei tre mesi; per quelli nuovi un anno. Le aziende dovranno trasmettere all’Arpa, per via telematica, i risultati di questi monitoraggi “in continuo”. Il rispetto di queste prescrizioni sarà affidato alla “sorveglianza”, così la chiama a Procura nel provvedimento, dei tre consulenti Sanna, Tantilli e Felici.

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16 Settembre 2017, 16:05

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