“Era in Calabria ed è tornato” | Così Messina Denaro parla ai suoi

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19 Aprile 2018, 11:34

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PALERMO – Matteo Messina Denaro è un fantasma che ha scelto l’inabissamento. Un fantasma che di tanto in tanto, però, riappare per richiamare tutti al rispetto delle regole, impartire ordini, risolvere faccende urgenti e nominare i vertici dell’organizzazione.

Una presenza, la sua, che emergerebbe dalle parole intercettate da carabinieri e poliziotti nel blitz che ha portato al fermo di ventuno persone. Nell’estate del 2016 è stato ascoltato il dialogo due partannesi, Nicola Accardo e Antonino Triolo: “… hai scritto tu?”; “… glielo ho fatto sapere… il fatto… Matteo”; “… ed hai chiuso il conto?”; “Tu domani ci vai…”; “… no … io domani…”; “.. lascia perdere… ascolta lui… qua non gli ha detto che sta qua… dice che era in Calabria ed è tornato…”.

Mentre parlavano sentiva il rumore dello sfregamento della carta. Gli investigatori sono certi che avessero in mano un pizzino scritto dal latitante che al rientro dalla Calabria avrebbe pianificato degli incontri: “… passa qua … ed i cristiani ci vanno … e allora gli ho detto questo coso di qua…”; … interesso della discussione… il cognato?”; “Sua sorella, sua sorella”; “… qua … nel bigliettino è scritto… lo vedi? Questo scrive cosa ha deciso…”. Quindi Triolo entrava nei particolari: “… la madre di Matteo… che lui non scrive si lamenta, lui deve scrivere… vorrei vedere a te… non gli interessa niente di nessuno…”. Quindi, poco prima di strappare il biglietto, spiegavano che il pizzino era arrivato tramite tale Nicola e c’erano riferimenti alla “famiglia” e alla “gerarchia”.

Nell’estate successiva, agosto 2017, è stata registrata una nuova conversazione all’interno della macchina di Dario Messina, considerato il reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo. Messina chiedeva informazioni su un biglietto a lui destinato. Lo aveva ricevuto Marco Buffa : “… mi è arrivato questo coso a me… già appena mi è arrivato questo coso mi sono venuti i tic, ho detto: a posto… c’era quello e gli ho detto: aspetta un minuto, prendi qua … gli ho detto … che devo portare la risposta subito. Minchia appena ho visto Dario Me…”.

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Nel 2014 era stato il cognato Saro Allegra a svelare di essere in grado di interloquire con Matteo Messina Denaro. Solo che “io a lu siccu (il secco, sarebbe il latitante, ndr) non lo voglio disturbare… che ha un coglione di… mio cognato… che è un coglione preciso… e ora mi devo andare a litigare con quest’altro cretino?”.

Un anno dopo, nel 2015, sarebbe arrivata una ulteriore conferma sui contatti fra i cognati e il latitante. Una lite fra pastori rischiava di degenerare e arrivò il diktat di Messina Denaro. “Sono pecorai… sconfina lui”, diceva Gaspare Como, che diceva di avere parlato con il capomafia: “Gli ho detto a mio cognato: vedi che le cose stanno come dici tu… Matteo lo sapeva come si chiama”. Tanti riferimenti al latitante. Tutti monitorati, sono serviti a fare scattare il blitz ma non ad acciuffare il fantasma che ogni tanto si rifarebbe vivo.

 

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19 Aprile 2018, 11:34

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