18 Ottobre 2015, 05:02
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CATANIA- Il più grande centro logistico del Sud Italia abbandonato. Trentacinque milioni di euro sospesi, alla zona industriale, tra la burocrazia e la politica e investimenti per 190milioni di euro che rischiano di tornare in Europa.
La Società Interporti, partecipata dalla Regione, nata per realizzare e gestire gli interporti di Catania e Termini Imerese, dopo il completamento del Polo Logistico etneo ha messo in cassa integrazione i dipendenti, perché la Regione non ha effettuato l’aumento di capitale necessario per consentire di affidare la gestione delle opere ultimate e bandire le nuove gare.
FINTA INAUGURAZIONE. Lo scorso 14 luglio giornalisti e addetti ai lavori hanno assistito alla presentazione del nuovo polo logistico mai entrato in funzione. Il sindaco di Catania Enzo Bianco, il presidente della società interporti Albanese, il presidente dell’autorità portuale Cosimo Indaco, hanno convocato la stampa per mostrare ogni particolare. Bianco ha lanciato un appello “alla politica catanese, regionale e nazionale, per consentire alla società di ottenere la dotazione finanziaria necessaria per sopravvivere”. “Questo interporto l’ho visto nascere -ha aggiunto il sindaco- e adesso vorrei che entrasse in funzione”.
SOCIETA’ IMPRODUTTIVA. La società Interporti non ha, al momento, la possibilità economica di andare avanti. In questi anni ha gestito un fiume di soldi che sono serviti a realizzare l’area di sosta costata 6milioni di euro e affidata alla società di Giuseppe Richichi, che paga un canone di locazione di 46mila euro l’anno e il grande centro logistico costato 35milioni di euro.
Se la nuova struttura non diventa produttiva in pratica non ci sono i soldi per corrispondere gli stipendi ai dipendenti. E proprio quando il centro logistico è ultimato, burocrazia e politica si inceppano.
L’INTERPORTO CHE (ANCORA) NON C’E’- Il problema degli interporti siciliani e soprattutto di quello catanese, è che non c’è alcun collegamento con la ferrovia, serve una bretella per dare il via all’intermodalità. Senza la bretella l’interporto non esiste, resta soltanto un polo logistico. Alessandro Albanese, durante l’inaugurazione aveva spiegato che “servono 7milioni di euro per dare alla società la possibilità di vivere, nei prossimi sette anni, per appaltare tutti i progetti predisposti e completare gli interporti siciliani”.
A questo si aggiunge che i dipendenti rischiano di pagare il prezzo più caro, visto che dopo la cassa integrazione si profila il licenziamento. Ai cittadini, invece, sta per essere servito l’ennesimo spreco: 35milioni di euro che rischiano di essere bruciati.
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18 Ottobre 2015, 05:02