Inchiesta sul Ciapi | Sparma risponde ai pm

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05 Luglio 2013, 19:30

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PALERMO – Ha negato alcune accuse, ma ne ha confermato altre. Interrogatorio in carcere a Rebibbia per Gianmaria Sparma, uno dei due ex assessori regionali finiti in manette nel terremoto politico-giudiziario scoppiato attorno alla figura del pubblicitario Faustino Giacchetto e all’ente di formazione Ciapi.

Il pubblico ministero Gaetano Paci è volato a Roma per sentire Sparma che ha accettato di rispondere alle sue domande in presenza del difensore, l’avvocato Maurilio Panci. Sparma tra il 20 febbraio 2009 e l’1 gennaio 2010 è stato dirigente generale del dipartimento Interventi per la Pesca della Regione. Dal 29 settembre dello stesso anno è diventato assessore al Territorio e ambiente. Poi, dimessosi, il 7 novembre 2011, è stato nominato, qualche giorno dopo, vicecapo di gabinetto di Corrado Clini, allora ministro dell’Ambiente del governo nazionale.

Ad inguaiarlo sarebbero le dichiarazioni degli imprenditori Angelo Vitale e Sergio Colli, secondo cui il politico avrebbe “ricevuto denaro contante ed usufruito di benefit da parte di Giacchetto”. Benefit che sono elencati nell’atto di accusa. Innanzitutto ci sono un viaggio in Tunisia nel 2008 e una ricarica da 6 mila euro su una carta prepagata effettuata prima che Sparma partisse per il viaggio di nozze negli Stati Uniti. Altri 5.000 euro in contanti, tra il 28 ed il 29 luglio 2011, Sparma li avrebbe ricevuti dalle mani di Colli nella sua abitazione di via Libertà. E sempre Colli ha raccontato che Giacchetto avrebbe pagato i lavori di idraulica e il canone mensile per l’abbonamento a Sky a casa Sparma. Dalle poche indiscrezioni che trapelano dell’interrogatorio, al di là della smentita sulla faccenda della Pay Tv, l’ex assessore avrebbe fornito una spiegazione sui 5 mila euro ricevuto da Colli. Resta da capire come si è difeso sulle spese di viaggio pagate da Giacchetto.

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Intanto, il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di revoca di degli arresti domiciliari presentata da Luigi Gentile, il secondo ex assessore regionale finito in carcere. Era stato il Gip, Luigi Petrucci, su richiesta degli avvocati Nino Zanghì e Marianna Viola, a stabilire che la detenzione a casa poteva bastare a garantire le esigenze cautelari dopo l’interrogatorio nel corso del quale Gentile ha cercato di spiegare, producendo dei documenti, di non essere coinvolto negli affari illeciti.

 

 

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05 Luglio 2013, 19:30

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