14 Maggio 2012, 21:12
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“L’Mpa rimane un grande un progetto, ma oggi è poco più di una sigla”. Lino Leanza è l’anima del partito. Braccio destro, ma anche, spesso, coscienza critica del governatore Lombardo: “Da oltre due anni gli faccio notare che il movimento ha smesso di confrontarsi e dibattere”. Anche nelle ultime elezioni palermitane, nelle quali “se avessimo scelto un nostro candidato, saremmo stati il primo partito di Palermo”.
In che senso l’Mpa s’è trasformato in una sigla?
“Nel senso che abbiamo fatto l’errore di farci tiare dentro un teatrino. Basato sull’autoreferenzialità della politica”.
Ci spieghi meglio.
“Ne abbiamo viste di tutti i colori: Terzo polo, Nuovo polo. Abbiamo letto dichiarazioni di questo o di quell’altro. Gente che spesso non s’è mai confrontata con la gente. Che passa il tempo a Roma o a preparare comunicati stampa”.
Quindi, partiamo dalle certezze: il Terzo polo non esiste più.
“Perché, in Sicilia è mai esistito? Lei ricorda qualcosa di significativo fatto dal Terzo polo? Era tutta una finzione, una cosa fittizia. Sui giornali abbiamo letto che è nato, e sui giornali abbiamo letto che è morto”.
Adesso però l’Mpa fa parte, insieme a Fli, Mps e Api del “Nuovo polo per la Sicilia”.
“Sì, l’ho letto. E presto leggeremo che non esiste più nemmeno questo”.
Insomma, l’Mpa si è fatto coinvolgere in questa logica delle sigle, degli assetti, degli equilibri…
“Esatto. Ma, con tutto il rispetto, in Sicilia l’Mpa è qualcosa di concreto. Che ha avuto una sua logica. Che ha creato aspettative, ha indicato un cambiamento. Ma purtroppo non tutto ciò che ci eravamo prefissati, alla fine s’è compiuto”.
Perché non ci siete riusciti?
“Io certe cose le lamento da oltre due anni. E sono note. Credo che nel partito ci sia bisogno di un maggiore coinvolgimento nelle scelte. Una volta, prima di prendere le decisioni, ci confrontavamo”.
E oggi?
“Veniamo solo avvisati della decisione presa da altri”.
Del vostro presidente, soprattutto.
“Certo, anche del nostro presidente. Che si è troppo spesso caricato il peso delle decisioni, senza coinvolgere i dirigenti”.
Lo stesso è avvenuto nelle ultime elezioni palermitane?
“Mi pare evidente. Quelli non erano dei candidati. Erano delle operazioni di marketing, di calcio-mercato. E lo dimostrano i numeri: guardate quanti voti in meno hanno preso rispetto alle loro liste, sia Costa che Aricò”.
Aricò alla fine però è stato il vostro candidato. Qualche rimpianto?
“Non lo definirei un rimpianto. Ma sono convinto di una cosa: se avessimo scelto il nostro candidato già a settembre, tra i tanti dirigenti bravi del nostro movimento, oggi saremmo certamente il primo partito a Palermo”.
Al ballottaggio però ci sono Orlando e Ferrandelli. Lei per chi voterebbe se fosse palermitano?
“Probabilmente opterei per la scheda bianca. Però…”.
Però?
“Seppur a malincuore, considerate le tante cose che ci hanno diviso nel tempo, comprenderei maggiormente il palermitano che vota Orlando”.
Torniamo all’Mpa. Oggi Lombardo ha parlato di un partito trasformato solo in un centro di potere, un movimento che ha perso la sua vocazione originaria…
“Io glielo dico da tempo. Ma oggi, leggendo le sue parole, non posso non avvertire la sofferenza del presidente. L’Mpa è la sua creatura, nella quale ha creduto tantissimo”.
Stranamente, le parole del presidente oggi sembrano dare ragione a chi, seppur molto civilmente, ha deciso recentemente di rompere col partito. Mi riferisco a Francesco Musotto.
“Io credo che Musotto sia andato via anche perché non si è sentito valorizzato nella maniera giusta, come politico di punta a Palermo”.
Vale a dire, non è stato candidato come sindaco…
“Non solo questo. Credo, più in generale, che il partito sia andato troppo spesso incontro a sigle, alla formazione di coalizioni improbabili, dimenticandosi delle grande risorse di cui disponeva”.
Insomma, troppa voglia di assecondare gli alleati…
“Anche questo. Ci sono partiti che hanno piazzato propri uomini in ruoli di responsabilità, di fatto sottraendoli a esponenti dell’Mpa. Perché a differenza di alcuni dei nostri alleati, l’Mpa il consenso ce l’ha davvero. Anche se…”.
Anche se?
“Non riesco più a intravedere un progetto definito. Abbiamo tanti voti, di qua e di là. Ma non sempre sono legati a una reale militanza”.
Vale a dire?
“Il partito da diverso tempo non fa più congressi, tesseramenti, opere di reclutamento. Ultimamente abbiamo solo fatto tanta campagna acquisti. Chi è venuto nel nostro partito, recentemente, spesso lo ha fatto perché puntava ad altre cose, e non perché condividesse davvero il nostro progetto”.
E siamo alle parole di Lombardo, che, però, afferma di essere stato un po’ lasciato solo. Col peso del partito tutto sulle sue spalle.
“Le sue parole, lo ammetto, mi hanno un po’ sorpreso. La verità è che l’Mpa da tempo ha smesso di confrontarsi, di dibattere. Le cose che il governatore dice oggi, in realtà, erano d’attualità già due anni fa”.
Il presidente ha detto che l’Mpa ha finito per essere identificato col governo regionale. E col suo leader.
“Ma è normale. Se chi ricopre la carica di presidente della Regione è la stessa persona che poi prende le decisioni per il partito…”.
A proposito di governo regionale, come sono i rapporti oggi col Partito democratico?
“Il Pd è un partito che s’è dimostrato leale fino a oggi. Certo, in questo momento forse i rapporti sono un po’ più difficili”.
Il segretario regionale Lupo ha parlato di ricompattamento del centrosinistra. E in tanti spingono perché il Pd si sganci dall’alleanza col vostro partito.
“Noi da oltre un anno abbiamo atteso il Pd per sottoscrivere un’alleanza organica. Ma ovviamente, trattandosi di un partito, discute, si confronta al suo interno. Credo che la data del 27, quando si discuterà sulla sfiducia a Lupo, sarà decisiva in questo senso”.
E intanto si parla di nuovo rimpasto di governo. Ma a che serve, visto che le elezioni saranno tra pochi mesi?
“Me lo chiedo anch’io. Sarebbe stato utile, forse, sei-sette mesi fa, nell’ottica, appunto, di rafforzare l’alleanza col Pd anche in vista delle Regionali. Oggi, semmai, si può pensare a qualche piccolo aggiustamento”.
C’è già qualche idea?
“Penso ad esempio che un assessorato importante come quello del Lavoro, dopo l’addio di Piraino, è retto ad interim da Lombardo. Ed è chiaro che è un peso dal quale il presidente potrebbe liberarsi. E poi, magari c’è qualche assessore che vuole lasciare la mano…”.
Lei entrerà in giunta?
“No, io no”.
Poi, dopo l’estate, elezioni. Sicuro che si voterà ad ottobre?
“Lo ha confermato l’unica persona che ha il potere di determinare quella data, cioè il presidente Lombardo. Non vedo perché non dovrei crederci”.
In vista di queste elezioni, il quadro che si sta delineando, vede il Pd più vicino a Idv, Sel e Udc che agli alleati attualmente nella maggioranza di governo. L’Mpa che farà? Esclude un riavvicinamento con i “vecchi amici” del centrodestra?
“Guardi, quattro mesi sono tanti. Se penso a tre mesi fa, mi sembra sia passata quasi un’era geologica. L’importante è che tutto ciò che verrà deciso, avvenga nella massima chiarezza nei confronti degli elettori, e col solo obiettivo del bene comune.”.
E quindi, esclude un’alleanza alle Regionali con Pdl, Pid e Grande Sud?
“Quattro mesi sono tanti. Gliel’ho detto. Non mi sento di escludere niente”.
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14 Maggio 2012, 21:12