Intervista a Totò Cuffaro: "Sul Centro e su Schifani dico..."

Parla Cuffaro: Schifani, Lombardo, il Centro, i manager della Sanità…

L'intervista al segretario della Dc
L'INTERVISTA
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3 min di lettura

Segretario Cuffaro, lei crede ancora nel Grande Centro con le iniziali maiuscole?
“Incrollabilmente”.

Totò Cuffaro, numero uno della Democrazia Cristiana, sta osservando il corso delle cose. Ha letto (su LiveSicilia) dell’apertura ai moderati del segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, “senza lacci con il centrodestra”.

Ha letto (sempre su LiveSicilia) dei sogni centristi di Gianfranco Miccichè, con ‘Stella del Sud’ che non si chiamerà così, e i compagni di viaggio: Raffaele Lombardo e Roberto Lagalla. Lui, che al Centro c’è nato, ha riflettuto, ponderato, soppesato. Ora parla.

Il Grande Centro potrebbe nascere ancora, segretario?
“Sì e io lo vorrei realizzare domani mattina. I sondaggi dicono che c’è una fortissima domanda. Un piccolo passo, grazie alla federazione con ‘Noi Moderati’, c’è stato. Tutto sommato, anche l’Udc sta con noi. Non riusciamo ad agganciare Forza Italia, ma sono loro che non ci hanno voluto alle Europee”.

Ci sarebbe la ‘nuova cosa’ di Lombardo-Lagalla-Miccichè.
“Lombardo gioca la sua partita, parla di autonomismo che c’entra poco con il Centro: mi perdoni il gioco di parole. Miccichè…”.

Miccichè ha detto che vi siete appiattiti.
“Appunto… Nutro fiducia in Roberto Lagalla da me sostenuto con forza per la sindacatura di Palermo. L’ho pure corteggiato politicamente, ma lui ha compiuto una scelta diversa. Pazienza”.

In conclusione?
“Se si fa sul serio, discuto con tutti perché io sono un democristiano. Questi amici che ho appena citato sono democristiani? Oggi, però, vedo una maggiore serenità”.

In che senso?
“La coalizione di centrodestra sta cercando sempre di più le ragioni che la tengono unita. La prima è Renato Schifani che sta governando molto bene. Gli riescono cose che venivano difficili a me, quando ero presidente”.

Tanti sono i centri sotto il cielo della politica. Ma non compongono il Grande Centro.
“La somma delle sigle non serve, come i maquillage. Ci vogliono le idee forti, con i valori non negoziabili. La Democrazia Cristiana di una volta accettava di perdere i referendum per difendere i suoi principii. Gli elettori avevano un punto di riferimento. E poi…”.

Poi?
“C’è una legge elettorale che non aiuta. Ma le fornisco una anteprima, direttore: si sta già lavorando, sottotraccia, per una norma che riscopra il proporzionale”.

Gli argomenti caldissimi sono tanti. C’è, su tutto, la crisi della Sanità, con l’incredibile storia di una donna che ha aspettato il referto per otto mesi.
“Sulla Sanità è necessario un impegno continuo e intenso. Il presidente Schifani sta recuperando il tempo perduto, con un ottimo lavoro. La nomina dell’assessora Faraoni va molto bene. I risultati arriveranno. Certo, non possiamo sperare di risolvere in sei mesi”.

Però, la politica…
“Alt, mi sta chiedendo se deve entrare nella Sanità… Conosco la domanda e la mia risposta è sì. Purché scelga le persone migliori”.

In Sicilia?
“Ci sono manager buoni e altri meno buoni”.

Lei è un moderato a tutto campo. Che opinione ha delle questioni internazionali?
“Sono molto preoccupato. Le forzature del presidente Trump mi mettono angoscia. Ma questa è anche una buona occasione per l’Europa, per rialzare la testa. Gli americani non dicono mai: siamo del Missouri; rispondono sempre: siamo americani. Io vorrei che un giorno mio nipote dicesse: sono un europeo”.


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