Intravaia, il cognato del boss|Sequestrato il suo patrimonio

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12 Giugno 2020, 11:49

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CATANIA – Nuovo sequestro della sezione misure di prevenzione del tribunale, è stato colpito il patrimonio di Gioacchino Intravaia, cognato del boss Nuccio Mazzei, sequestrati tre appartamenti e un bar.

Il magistrato Fabio Regolo ha analizzato, insieme alla Guardia di Finanza, tutti i movimenti finanziari di quello che è considerato uno dei fedelissimi di Mazzei, non solo per aver sposato la sorella di “Nuccio”, Concetta, ma soprattutto per quello che è emerso dalle inchieste della Procura guidata da Carmelo Zuccaro. Intravaia e la Mazzei, “negli anni dal 2000 al 2016 – scrive la Procura – non avevano entrate reddituali sufficienti a giustificare le spese correnti e l’acquisto dei beni sottoposti a sequestro, patrimonio evidentemente acquisito con denaro provento delle attività delittuose di Intravaia”.

Gli inquirenti sottolineano i rapporti di Intravaia e hanno ripercorso le principali vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto. “Nel 2014 – annotano gli investigatori – è stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare in carcere per la sua partecipazione (fino all’anno 2012) all’associazione mafiosa dei Carcagnusi e per l’ipotesi di intestazione fittizia di beni; per quanto concerne l’ipotesi associativa, la stessa è stata validata dal giudizio espresso dal Tribunale del riesame poi seguito da una condanna, non ancora definitiva, alla pena di anni undici di reclusione”. L’anno dopo è stato arrestato “per la sua affiliazione al clan di Santo Mazzei, delitto contestato per il periodo che va dall’aprile 2014 al gennaio 2015, nonché per un’ipotesi di intestazione fittizia di beni; per questi fatti è stato rinviato a giudizio”.

La Procura insiste sulla “sussistenza dell’affectio societatis che legava lntravaia ad affiliati “di spicco” della consorteria mafiosa di appartenenza. Nello specifico, il contributo associativo prestato al sodalizio dal proposto travalicava il mero rapporto di parentela con i reggenti del clan e si estrinsecava nell’affiancare Santo Mazzei nella gestione del gruppo mafioso. Intravia, infatti, lo sostituiva durante i periodi di carcerazione occupandosi del traffico di stupefacenti agevolando il sistematico rifornimento delle piazze di spaccio, partecipava a riunioni riservate aventi ad oggetto questioni rilevanti per la sussistenza e il consolidamento della compagine criminosa (gestione della cassa del clan e “punizione” degli affiliati resisi autori di mancanze) nonché dimostrava di saper interagire proficuamente con esponenti di altri sodalizi per la cura di “affari” comuni”.

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Gli elementi raccolti durate le attività investigative svolte dalla Guardia di Finanza di Catania “hanno consentito di provare, sin dell’anno 2000, l’affiliazione mafiosa di lntravaia e la sua pericolosità qualificata”.

“In una fase di particolare difficoltà economica – scrive la Procura – a causa dell’epidemia di Coronavirus, è ancora più importante sottrarre alle organizzazioni mafiose le ricchezze illecitamente accumulate che potrebbero diventare un pericoloso strumento di intromissione nella vita imprenditoriale etnea”.

“Anche in questa circostanza – conclude la Procura etnea – la capacità e l’esperienza delle Forze dell’Ordine, e delle Fiamme Gialle in particolare, nel far emergere e poi approfondire le risorse finanziarie di origine illecita dei soggetti ad elevata pericolosità sociale, ha permesso di conseguire un considerevole risultato nel contrasto patrimoniale alle organizzazioni criminali”.

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12 Giugno 2020, 11:49

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