16 Dicembre 2024, 14:42
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CATANIA – La Corte d’assise di Catania ha condannato a 27 anni di reclusione Pietro Maurizio Nasca, l’uomo che ammazzò investendola la centuripina Concetta De Bormida il 10 giugno dell’anno scorso. I giudici della corte presieduta da Maria Pia Urso hanno ritenuto Nasca colpevole di omicidio e tentato omicidio.
L’uomo in quella mattinata di follia, per cui gli è stata riconosciuta la seminfermità mentale, investì la moglie e uccise l’amica di sua moglie, ovvero la signora De Bormida, con la macchina, la sua Opel Meriva. Secondo i giudici agì per motivi abietti e futili, ma il vizio parziale di mente è stato ritenuto equivalente all’aggravante.
L’imputato è difeso dall’avvocato Fabio Presenti, il quale ha espresso soddisfazione per la richiesta principale della difesa, specificando che comunque presenterà appello per le “subordinate”. La difesa chiedeva che i motivi abietti e futili fossero esclusi.
Nasca è stato dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e dopo che avrà finito di scontare la sua pena dovrà restare per 3 anni in una comunità terapeutica. L’imputato, in solido con il Fondo di garanzia per le vittime della strada, dovranno risarcire i danni alle parti civili, ovvero l’ex moglie e il figlio della signora De Bormida, quest’ultimo assistito dall’avvocato Emanuela Fragalà.
“Possiamo dire di essere più che soddisfatti della sentenza che ha accolto pienamente le nostre richieste in, quanto a fronte di una riconosciuta semi-infermità mentale, ha dosato nei termini di pena quelle infermità come equivalente”, afferma l’avvocato Fragalà.
“Riconoscendo i motivi abietti e futili che evidentemente erano stati il movente di questo delitto – prosegue l’avvocato di parte civile – ha gradato sostanzialmente in maniera equivalente, quindi non facendo sì che la pena rimanesse quella che è la pena che avrebbe dovuto essere emessa. Ritengo che la pena vada correttamente oltre la richiesta del pm, che era stata di 24 anni”.
In più l’imputato e il responsabile civile dovranno pagare una provvisionale di 50 mila euro per la mogie di Nasca e 150 mila euro per il figlio. Nel corso delle indagini, si ricorda, la difesa ha fatto acquisire alla Procura la documentazione clinica dell’indagato.
Nasca ha dichiarato nell’interrogatorio di esser stato per tre anni in cura al Sert di Giarre e di esser stato ricoverato a Trecastagni.
L’imputato aveva raccontato inoltre le accuse che rivolgeva alla signora, che lui accusava di mettere zizzania tra lui e sua moglie. E quando le due donne, dopo esser state in clinica, si sarebbero allontanate da lui, sarebbe scattato “un attacco”.
“Cercavano di evitarmi mentre camminavano – aveva raccontato – e allora mi è preso un attacco e le ho investite. Le ho investite due volte, poi mi sono allontanato e mi sono formato al bar, dove ho chiamato il 113 e gli ho detto quello che avevo fatto”.
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