16 Ottobre 2012, 20:39
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CATANIA – I pubblici ministeri che sostengono l’accusa nel processo ai fratelli Lombardo hanno interrogato Andrea Vecchio l’8 ottobre, al piano terra del Tribunale, a cento passi dall’aula in cui oggi l’ex governatore dimissionario ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato per il processo per mafia che ormai lo vede imputato.
Vecchio racconta di essere entrato nella giunta di Raffaele Lombardo grazie a una sorta di raccomandazione dell’associazione che ha presieduto per molti anni. “Sono stato contattato – dice Vecchio ai pm – tramite il geometra Ferlito e l’ingegnere Carmelo Messeri da Lombardo, in quanto credo che l’Ance avesse segnalato allo stesso il mio nome. Infatti da anni faccio parte della struttura dirigenziale dell’Ance nazionale”.
Iniziando a frequentare i salotti autonomisti, dopo aver cambiato i lampadari nell’assessorato alle Infrastrutture, Vecchio scopre l’esistenza di procedure a dir poco “snelle” nell’organizzazione delle giunte regionali. “Non ho mai ricevuto né una convocazione per iscritto, né un ordine del giorno, né tanto meno copia delle bozze delle delibere all’ordine del giorno”. Addirittura, durante una riunione di giunta in cui “mancava ogni formalità”, vengono destinati i fondi Fas ad un progetto di rimboschimento, ma il giorno dopo Vecchio, leggendo i giornali, scopre che erano stati nominati “uno o due dirigenti della Regione, fatto di cui io – chiosa l’ex assessore regionale – partecipando alla riunione, non mi ero reso per nulla conto”.
Prima della rottura, Vecchio come l’ex assessore alle Attività produttive Venturi, conferma di aver avuto rapporti “formali” con Raffaele Lombardo. “Vi erano però stati dei contrasti – aggiunge Vecchio -, ad esempio, in una occasione, ricordo che in riunione di giunta il presidente Lombardo propose tre nomi per il cda del Consorzio autostrade siciliano (CAS, ndr), io ribattei che la proposta era di competenza esclusiva del mio assessorato e che comunque avrei gradito almeno vedere i curricula. Lombardo – continua l’ex assessore – mi assicurò che si trattava di persone per bene e all’altezza dell’incarico e dell’argomento non si parlò più”. Dopo pochi giorni arriva la sorpresa. “Seppi dalla stampa – dice Vecchio ai pm – che in quella giunta erano state nominate quelle tre persone evidentemente anche con il mio voto favorevole, in realtà mai espresso, in quanto non vi era stata alcuna votazione e delibera”. A quel punto il Vecchio furioso scrive una lettera a Lombardo e la protocolla, di tutta risposta però, Lombardo non accetta la missiva e comunica a Vecchio che “rischiava di danneggiarlo politicamente”.
4-10-2012: la giunta della discordia
L’ex assessore alle Infrastrutture racconta ai magistrati anche come si sarebbe svolta la famosa riunione di giunta sulla spending review: convocata con un sms e con un solo punto all’ordine del giorno. Appunto i tagli. “In quella riunione – sostiene Vecchio – io ricordo che chiesi a Lombardo per quale ragione, benché dimissionario, convocasse la giunta; egli mi rispose che aveva due pareri, uno autorevole e un altro autorevolissimo, che lo legittimavano a continuare a presiedere la giunta”. A quel punto Vecchio chiede di dare atto dell’esistenza dei pareri e di acquisire copia degli stessi “anche per evitare responsabilità penali e contabili”. “In quell’occasione, ricordo che l’assessore Gallo mi fece notare, in modo polemico, che non si trattava di una riunione di condominio ma di una giunta politica”. Massimo Russo era assente, per questo, a condividere la linea dell’ex assessore alle Infrastrutture, fu soltanto Marco Venturi. Quasi un segno del destino.
L’Irsap
Marco Venturi sarebbe stato assente – secondo il racconto di Vecchio ai pm – alla giunta per la nomina dei vertici dell’Irsap “per un lutto famigliare”. Vecchio invece era presente e ricorda: “Il presidente Lombardo, al termine della riunione e uscendo dall’aula, disse: ‘Nominiamo all’Irsap la Giammanco’. Come al solito – commenta Vecchio – non vi era alcun ordine del giorno e io non sapevo neanche cosa fosse l’Irsap”.
I pubblici ministeri catanesi fanno ad Andrea Vecchio una domanda da un milione di dollari: “Lei perché continuava a stare in giunta con Raffaele Lombardo?”. “Io sono rimasto in giunta – risponde l’ex assessore alle Infrastrutture – benché mi rendessi conto che le decisioni non erano certo collegiali, in quanto intendevo portare a buon fine alcuni miei progetti, tra i quali l’aggiornamento del prezziario regionale dei lavori pubblici, di cui in effetti sono state approvate le linee guida e la destinazione di una parte dei fondi Gescal per finanziare i mutui di una società di scopo da costituire con la Cassa depositi e prestiti”.
Il progetto “iperbolico” per le coste siciliane.
Andrea Vecchio racconta ai pubblici ministeri di essere stato contattato più volte da un certo Giovanni Tomarchio, rappresentante di materiali edili che già conosceva. Tomarchio sosteneva – secondo quanto si legge nei verbali di Vecchio – di essere “portavoce di un progetto finanziato da una società olandese, che riguardava il riassetto del 100% delle coste siciliane per cifre iperboliche”. Vecchio entra nei particolari: “Feci parlare Tomarchio con il mio vice capo di Gabinetto Bruno Maccarrone, ma in più occasioni dissi a Tomarchio che il suo progetto era irrealizzabile”. “Lo stesso Tomarchio – aggiunge Vecchio – mi fece presente che il progetto era conosciuto anche dal presidente Lombardo il quale, anzi, lo condivideva pienamente”.
L’ex assessore alle Infrastrutture giura di non aver mai parlato con Raffaele di questo progetto “iperbolico”, “ma in più occasioni ebbi modo di notare che effettivamente Tomarchio frequentava la segreteria di Lombardo, tanto che da ultimo lo vidi presente anche in Sala d’Ercole, il giorno che Lombardo si dimise”.
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