'Io fermo sulla porta, così abbiamo eletto Mattarella'

‘Io fermo sulla porta, così abbiamo eletto Mattarella’

Il retroscena svelato dall'onorevole pentastellato. Quelle parole su Orlando e Musumeci. E la candidatura.
L'INTERVISTA A GIORGIO TRIZZINO
di
2 min di lettura

Onorevole Giorgio Trizzino, già deputato pentastellato, oggi al gruppo misto. Contento della rielezione del Presidente Mattarella?
“Sì”.

Del resto non è un mistero che siate amici.
“Sono amico di Sergio Mattarella che è una persona umanamente splendida, uno che ha saputo trasformare la sofferenza in generosità. Ma non si può essere amici del Presidente della Repubblica, nel senso della carica e del ruolo. Per una questione di stile, di misura e di rispetto”.

Però, è contento.
“Contentissimo e qualcosa di più, visto che mi sono adoperato per la rielezione”.

Ci racconti.
“Io ho sempre avuto la speranza di un secondo mandato”.

Perché?
“Per la statura inarrivabile del personaggio, utilissima in un momento così difficile”.

Dunque?
“Mi sono subito messo a cercare voti nel gruppo misto, ho fatto il portatore d’acqua e sono stato il primo a muoversi, a fare da battistrada, fin dalla prima votazione. Lì ho compreso che stava arrivando l’onda Mattarella”.

Come ha scritto Alessandro De Angelis su Huffington Post: che ci ha preso in pieno.
“Ci siamo sentiti. E abbiamo gioito insieme. Era felice anche lui”.

Ha incontrato resistenze?
“Mai. E ho trovato l’entusiasmo di due gentiluomini che si sono subito messi a disposizione”.

Chi?
“Pierluigi Bersani e Roberto Speranza. Ce la possiamo fare, mi sono detto”.

Ha avuto anche paura di non farcela?
“Alla quinta votazione”.

Casellati? La votazione del telefonino?
“Quella. Sinistra e cinquestelle non hanno ritirato la scheda. Qui crolla tutto, l’onda si ferma: ecco cosa ho pensato”.

E come ha reagito?
“Mi sono messo davanti alla porta per convincere i colleghi del misto. Non me ne è scappato uno. Alla fine, quasi cinquanta voti per il Presidente. L’onda non si è fermata”.

Cosa ha notato, in genere?
“Molta improvvisazione”.

Con il Capo dello Stato ha parlato in quei giorni?
“No”.

Chi è il Presidente Sergio Mattarella?
“Un uomo al servizio della sua comunità, con un monumentale senso del dovere”.

Perché Casini no?
“Troppo legato a un centro senza identità”.

Casellati?
“Troppo di centrodestra”.

Belloni?
“Ma le pare che la responsabile dei servizi segreti possa andare al Quirinale? Ottima persona, ma sconosciuta a tutti”.

Draghi?
“Succedeva il terremoto”.

Peggio Conte o Di Maio?
“Ne escono male tutti e due, con il Movimento. Ma tutti ne escono male. La politica deve riformare se stessa”.

Torniamo a Palermo, lei si candida a sindaco?
“Mi conoscono tutti, se serve ci sono. Ma si deve fare presto perché, a destra, i giochi sono già fatti”.

Davvero?
“Sì. Penso che punteranno su Lagalla. Si sono già messi d’accordo per dividersi comune e regione”.

E la sinistra?
“Glielo dico con una battuta: ‘il silenzio degli incoscienti’”.

Musumeci che parte ha in questo gioco?
“Come gioco, nessuna. Siamo su campi diversi, ma Nello Musumeci è una persona perbene e ce la sta mettendo tutta. Glielo riconosco”.

E che mi dice della parabola declinante del sindaco Orlando, un altro suo amico?
“Mah…”.

E poi?
“Solo questo”


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