29 Marzo 2013, 06:00
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PALERMO – “Io componente della giunta? Non saprei. Io sono un’altra cosa”. Antonio Presti traccia un solco. Tra sé e il resto. Tra sé e il mondo della politica. O meglio, come ama dire lui, “del potere”. Lui non fa parte di quel mondo. Non vuole farne parte in nessun modo. Nemmeno nei discorsi, nemmeno nelle allusioni. “Io amico di Crocetta? Io sono Antonio Presti. Ho la mia storia, unica in Sicilia. Una storia di bellezza, doni e sacrificio”.
Quindi ha deciso di rifiutare l’offerta del presidente? Crocetta vuole lei alla guida dei Beni culturali. Anzi, sarebbe “tutto il mondo” a chiedere al presidente di nominare lei.
“Quello non è il mio mondo. Io non c’entro nulla. E devo dire che i segnali non mi incoraggiano”.
In che senso?
“Leggo che potrei diventare assessore perché sono amico di Crocetta. Stiamo scherzando?”.
La cosa la infastidisce?
“Certamente, chi dice queste cose non conosce la mia storia. Una storia unica in Sicilia. Io esisto in quanto ‘Antonio Presti’ non certo in quanto ‘amico di Crocetta’”.
Eppure è stato proprio il governatore a sceglierla come numero due nella lista al Senato del Megafono.
“E sono stato io a scegliere di essere messo al numero due. Io non sono fatto per le mediazioni politiche, per queste cose qui. Ho accettato per una questione di cuore…”
… di amicizia, appunto.
“Certo, ma non nel senso in cui viene letta oggi. Io non ho chiesto niente. Anzi, non voglio niente. Figuriamoci se mi interessano le poltrone, o gli incarichi. Io sono un’altra cosa”.
Un’altra cosa?
“Certamente. Io ho solo donato alla Sicilia. Ho dato tutto il mio patrimonio ai siciliani. La mia è una storia rara. La sfido a trovare un altro esempio simile. Non sono come quelli là, io…”.
Chi sono quelli là?
“Non sono, per intenderci, un onorevole. Non sono, per fare un esempio, un deputato del Pd, o dell’Udc. Io non sono un servo di questo potere”.
Bisogna essere servi per fare l’assessore?
“Io sono già assessore. Sono assessore alla Cultura di me stesso”.
Insomma, non accetterà…
“Non ho detto questo. Ma esigo rispetto per la mia storia privata. Una storia fatta di sacrificio per la mia Terra. Se questa storia può essere messa a disposizione anche sotto un profilo istituzionale, valuterò. Ma i dubbi sono tanti”.
Qual è il suo timore maggiore?
“Quello di passare per ‘uno di loro’. Di sembrare uno di quelli che va a caccia di incarichi. Già li vedo: prima senatore, poi candidato sindaco di Messina, infine assessore. Sarebbe un dolore insopportabile”.
Un dolore, addirittura?
“Certo. Io ho lottato per tutta la mia vita. Il mio rapporto col potere è una ferita aperta. Il potere in tanti anni mi ha sempre perseguitato. E adesso, qualcuno già si diverte a infilarmi nei ‘cerchi magici’…”.
Non capisco cosa ci sia di male, in fondo. Il potere è una cosa negativa in sé? Non è il modo con cui si esercita che dà significato al potere stesso?
“Il problema qui è un altro. Il rischio grosso che corro è che, agli occhi della gente, diventiamo tutti la stessa cosa. E io non potrei mai accettare una cosa del genere. A sessant’anni, poi, dopo aver scritto col sangue la mia storia personale. Non mi sono mica rincoglionito”.
Eppure, sembra che la sua storia personale sia alla base di una specie di mobilitazione. C’è “un mondo”, dice Crocetta, che vorrebbe lei come assessore.
“Quel mondo lo dice perché riconosce proprio la mia onestà e quella storia cui accennavo. Ma c’è anche il mondo di Presti, il mio mondo. Dove le poltrone non interessano. E non interessano i soldi”.
Beh, basterebbe precisarlo. I modi ci sono. O no?
“Non so. Se troviamo la maniera, se ne può parlare. Ma le chiedo: e se vengo infangato dal potere? Io non posso entrare in queste logiche. E tanto meno posso accettare che qualcuno pensi che sia io a chiedere di entrarvi”.
Sembra davvero combattuto…
“In effetti. Vedo una contraddizione evidente tra la mia storia e il resto. Io ho sempre donato. La politica ha sempre depredato. E nonostante ciò, già arrivano i primi schizzi di fango…”.
A cosa si riferisce?
“Qualcuno ha detto che la mia presenza in qualità di assessore, sarebbe finalizzata a favorire la Fiumara d’Arte. Chi dice quelle cose è a conoscenza del fatto che la Fiumara è pubblica? Ed è pubblica proprio perché io ne ho fatto dono alla Sicilia? Potrei mai affrontare quotidianamente polemiche di questo tipo?”
In effetti, sarebbe in qualche modo “costretto” dal ruolo…
“Ma sarebbe una cosa accettabile nella logica normale di funzionamento del potere. Ma io sono unico al mondo, le mie esperienze, il mio passato sono unici al mondo. Sarebbe irrispettoso. E io esigo rispetto”.
Quindi al momento pende più per il “no”.
“Le dico solo questo: non perché il mondo me lo chiede, io devo vivere in uno stato di sofferenza e ambiguità. Io non voglio diventare un’altra cosa. Non voglio nemmeno che si pensi che io sia uno di loro”.
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29 Marzo 2013, 06:00