05 Maggio 2011, 16:27
4 min di lettura
“Cosa sono gli scuri che girano all’orecchio?”. Una domanda che non è proprio come le altre fatte dai pm di Iblis al geologo Giovanni Barbagallo. È contenuta nel secondo interrogatorio del 16 aprile, frutto dell’ascolto di ore e ore di intercettazioni in carcere che Livesicilia è in grado di svelare. “Io sono massone – dice Barbagallo – ma sono ‘all’orecchio’, nel senso che la mia affiliazione non è nota. Con altro termine si dice che sono ‘spurio’”.
Davanti ai pm Barbagallo esclude che ci siano altri indagati massoni in Iblis, per lo meno “massoni all’orecchio”. Ma subito dopo lascia il dubbio, visto che afferma che se ci fossero stati non avrebbe potuto conoscerli: “Quando si è massoni all’orecchio – spiega – non ci si conosce uno con l’altro e ci si presenta con un saluto particolare, ossia stringendosi la mano due volte”.
Poi il racconto di grembiulini e riti di iniziazione. “Il mio referente diretto – spiega Barabagallo – è stato il dottor Salomone, un politicante di Palermo forse originario della provincia di Agrigento, che ho incontrato fino a circa dieci anni fa. Io mi sono ‘affiliato’ quando avevo circa 40/44 anni. Salomone l’ho conosciuto a Palermo in quanto volevo essere nominato al Cru (Consiglio regionale urbanistico ndr) e si trattava di una persona vicina al Partito Socialista e, segnatamente, vicino all’onorevole Placenti. La mia nomina al Cru non avvenne”.
Nella sua affiliazione Barbagallo non avrebbe partecipato “a nessun rito per entrare in massoneria, né ho partecipato mai a riunioni tra massoni”. Poi aggiunge che “è vero che io ho sperato che tramite i fratelli massoni potessero risolversi i miei problemi giudiziari, anche se in realtà non ho neanche tentato di prendere contatto con nessuno di essi”.
C’è anche un altro passaggio sui rapporti con Lombardo. Sotto interrogatorio Barbagallo conferma di aver fatto da tramite, durante le europee, per l’organizzazione di incontri tra alcuni politici e Raffaele Lombardo, direttamente nelle sedi istituzionali. “Nell’anno 2009 – racconta ai pm – portai numerosi sindaci da Raffaele Lombardo. Io andai all’Ufficio di Presidenza della Regione, previo contatto con Angelo Lombardo, insieme al sindaco di Patti, a quello di Torregrotta, a quello di un paese, Frazzanò, e al sindaco di Falcone. È stata questa la stessa occasione in cui io rappresentai a Raffaele Lombardo la necessità di contattare Cocina per il rifacimento di un ponte a Falcone”. In quel periodo, insomma, Barbagallo dice di essere “conosciuto come persona che poteva favorire un contatto con il presidente della Regione Siciliana”.
Cocina, secondo Barbagallo, sarebbe “persona dapprima vicina a Firrarello che però in epoca successiva si è avvicinato a Lombardo Raffaele”. L’intesa col presidente della Regione avrebbe prodotto qualche risultato nel settore della Protezione Civile: “Quando accompagnai il sindaco di Falcone alla Presidenza della Regione per perorare il finanziamento di un punto di una strada provinciale, Lombardo si mise a disposizione e disse a Cocina di procedere. L’espressione da me utilizzata nella conversazione relativa al fatto che Cocina aveva dovuto ‘abbassare le ali’ è relativa proprio a questo passaggio del Cocina dalla sfera di influenza di Firrarello a quella di Lombardo”.
Sempre in campagna elettorale, stavolta nel 2008, Giovanni Barbagallo avrebbe partecipato ad una riunione organizzata alla Playa nel camping di Nino Fargione. Non ci sarebbe stata alcuna persona “appartenente alla mafia”, secondo Barbagallo, soltanto “molti cacciatori e presidenti di associazioni venatorie. Un mio conoscente mi disse che tra gli invitati vi era tale Turi u Beddu, persona che io non so chi essere. Alla riunione partecipò Angelo Lombardo”.
Poi torna sulla “messa a posto” del Pigno. Ne aveva parlato già nell’interrogatorio di gennaio svelato da Livesicilia: Barbagallo aveva raccontato ai pm di “seicento o settecentomila euro consegnati a Raffaele Lombardo per la campagna elettorale”. Sarebbe stato questo il contributo di Cosa Nostra alle elezioni del presidente della Regione secondo le parole del boss Enzo Aiello.
Il 16 aprile Barbagallo torna sulla storia del finanziamento. Lo fa in poche battute, ma ribadisce che i soldi che gli imprenditori “dovevano” dare alla mafia, sarebbero stati consegnati a Raffaele Lombardo per la campagna elettorale: “Sulla vicenda del Pigno mi sembra di essere stato abbastanza chiaro. Quello che so è che le somme di denaro che gli imprenditori dovevano all’organizzazione erano state date a Raffaele Lombardo”. Su questa vicenda, però, il presidente della Regione ha già annunciato querela: “È opportuno precisare – avevano scritto alcuni giorni fa i legali del governatore – che il Barbagallo ha semplicemente detto di avere sentito questa notizia, escludendo di poter fornire elementi in ordine all’attendibilità della stessa. Il nostro assistito ha già smentito in conferenza stampa questa affermazione, conferendoci mandato di perseguire per calunnia chiunque sostenga l’esistenza di detto fantasioso contributo”.
Pubblicato il
05 Maggio 2011, 16:27