21 Aprile 2016, 20:42
2 min di lettura
Tutti speriamo che Catania ce la faccia. É una città bellissima e, per certi versi, unica. Piena di gente con un sacco di voglia di fare. Ma è una città male amministrata. Questo è un fatto che la grandissima maggioranza di cittadini non ha alcuna difficoltà a riconoscere. Quella stessa maggioranza osserverà poi che il momento storico non è dei migliori, che le risorse pubbliche sono scarse, che il tasso di civismo non è alto, che ci sono i ‘poteri forti’ che si mettono di traverso. Insomma che è difficile assegnare responsabilità personali. Ma il fatto resta. In tutta la sua evidenza e crudezza.
Si può discutere delle asperità connesse alla difficile congiuntura economica, della necessità di alzare il tasso di collaborazione civica, della necessità di combattere i poteri criminali e le lobby affaristiche. Ma anche parlando di amministrazione pubblica locale si deve utilizzare lo stesso rigore che si applica negli altri campi di analisi quando si vuole spiegare uno stato di cose insoddisfacente. In questi giorni si parla della pubblica amministrazione locale perché quella amministrazione ha deciso finalmente di presentare il bilancio dei suoi primi tre anni. È certamente un tempo congruo per fornire il resoconto di ciò che è stato fatto e di ciò che resta da fare. Ed è anche il momento propizio perché i cittadini, singolarmente o organizzati, si esprimano, confrontando la loro opinione con quella dell’amministrazione. Niente di più normale ed elementare. Per fortuna l’idea di democrazia si è evoluta nel tempo accogliendo, al suo interno, forme meno strutturate di manifestazione del consenso o del dissenso, forme diverse o alternative di quelle rappresentate dalle assemblee elettive.
A quasi tre quinti del tempo a disposizione l’amministrazione può trarre le sue prime conclusioni, e la città interloquire con essa, su temi fondamentali come a) opere pubbliche e riqualificazione urbana; b) mobilità cittadina e viabilità; c) igiene ed efficienza energetica; d) riqualificazione sociale e grandi emergenze; e) cultura e grandi istituzioni teatrali; f) rigore e trasparenza dell’amministrazione; g) sviluppo economico locale.
La mia personale opinione è che in tutti questi campi, rispetto agli intenti iniziali, i passi avanti non siano ragguardevoli. Restano ancora irrisolte le grandi questioni di riqualificazione urbana riguardanti le aree di Corso Martiri, Playa, San Berillo, Librino, Tondo Gioeni. Resta fortemente insoddisfacente la gestione del traffico. Restano irrisolte le grandi questioni ambientali e della gestione dei rifiuti. L’economia della città soffre come mai. La cultura istituzionale dell’amministrazione appare vecchia. La gestione delle finanze rasenta il disastro.
A proposito dell’amministrazione di una comunità, paese o città che sia è bene che ciascun cittadino abbia il diritto e il dovere di esprimersi. Come in quest’ultimo passaggio in cui l’amministrazione ha mal gestito il passaggio delicatissimo della riformulazione de piano di riequilibrio.
E questo, a prescindere dalle intenzioni di partecipare o meno ad una competizione elettorale. Per quel che mi riguarda, ad esempio, desidero rassicurare l’amministrazione ed i suoi inconsapevoli portavoce che non sono candidato ad alcunché.
Pubblicato il
21 Aprile 2016, 20:42