01 Febbraio 2019, 21:24
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PALERMO – Il sindaco Orlando rompe gli indugi e nella battaglia con il ministro Salvini passa dagli annunci alle firme. Il primo cittadino di Palermo ha infatti siglato oggi la concessione delle prime quattro residenze a donne e uomini stranieri, scavalcando di fatto le norme approvate dal Parlamento e volute dal leader della Lega: uno strappo che segna un punto di non ritorno per il Professore che si è assunto la responsabilità degli atti sollevando i suoi dipendenti, peraltro molto riottosi, da ogni responsabilità.
“Firmare questi atti – dice Orlando – è per un sindaco che ha giurato fedeltà alla Costituzione e allo statuto comunale un atto praticamente dovuto, perché questi due ‘estremi’ del nostro diritto, in sintonia l’uno con l’altra, ci dicono che la tutela dei diritti collettivi va di pari passo con la tutela dei diritti dei singoli, perché solo così si garantisce e si costruisce vera sicurezza di tutta la comunità locale”.
Lo scontro va avanti da settimane e si è fatto sempre più aspro, consacrando di fatto il sindaco di Palermo come leader di un fronte trasversale che si è opposto alla mancata concessione della residenza, e quindi dell’iscrizione all’Anagrafe, per chi ha un permesso di soggiorno. Una norma contenuta nel Decreto Sicurezza voluto dal titolare del Viminale, poi convertito in legge dal Parlamento ma di cui Orlando ha disposto la sospensione nel suo Comune, chiedendo ai suoi uffici anche una relazione (di cui non c’è traccia) sulla costituzionalità delle norme.
Posizione che, in realtà, non ha convinto tutti, in primis gli stessi impiegati comunali che, stretti tra l’obbedienza al sindaco e alle norme, hanno manifestato tutto il proprio malessere e il timore di poter incorrere in pesanti sanzioni, pur avendo sul tavolo 200 pratiche. Una situazione divenuta incandescente all’Anagrafe dove, nelle ultime settimane, si è registrata anche l’assenza di alcuni dipendenti per malattia che ha costretto il dirigente ad attingere personale anche da altri uffici. Assenze che, spiegano dal Comune, sono state comunque verificate dal medico fiscale senza che emergesse nulla di anomalo.
L’Anagrafe di viale Lazio, in questi giorni, ha continuato a istruire le pratiche e quattro sono state giudicate “irricevibili” proprio perché in contrasto col Decreto Sicurezza. Orlando ha così firmato (in qualità di ufficiale di governo e d’anagrafe) una disposizione, inviata agli uffici, con cui si assume la responsabilità della concessione della residenza e dell’iscrizione anagrafica, dopo che ovviamente i vigili urbani avranno constatato che le persone vivono effettivamente in città. I dipendenti, inoltre, potranno accedere al sistema con credenziali personali del sindaco che così, spiegano dal Comune, si assumerà “la piena e unica responsabilità dell’atto amministrativo”.
“Questo è un provvedimento amministrativo che ha basi giuridiche ed amministrative solide – assicura il sindaco – anche se so già che qualcuno parlerà di provvedimento politico per distogliere dal suo contenuto più profondo: la tutela dei diritti di tutti e di ciascuno, come garanzia delle libertà per tutti e per ciascuno”. Il Comune non ha fornito le generalità dei nuovi quattro cittadini italiani per motivi di privacy, ma si sa che si tratta di quattro persone, bengalesi e libici, tra i 26 e 49 anni, con permesso di soggiorno valido per motivi umanitari, protezione internazionale o richiedenti asilo.
Nella direttiva si legge che “se le iscrizioni e variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani, se la dimora dello straniero si considera abituale raggiunti i tre mesi di ospitalità in un centro di accoglienza, se la dimora abituale è fondamento della residenza e se, infine, è fatto obbligo ad ognuno di chiedere la iscrizione nell’anagrafe del Comune di dimora abituale, ne deriva che tale iscrizione risulterebbe doveroso sia chiederla che ottenerla (ove non esistano altri elementi ostativi a seguito delle verifiche di legge), anche utilizzando documenti differenti da quello del permesso di soggiorno, ma ugualmente idonei ad attestare la regolarità del soggiorno medesimo per le finalità anagrafiche”.
La decisione di Orlando consuma comunque uno strappo politico senza precedenti e dalle conseguenze imprevedibili, visto che il Prefetto potrebbe impugnare gli atti e la vicenda finire nei tribunali. Ma il Professore sembra disposto a tirare dritto, anche in solitaria, giocandosi una partita che ha ormai valicato i confini palermitani.
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01 Febbraio 2019, 21:24