19 Settembre 2024, 08:50
1 min di lettura
BEIRUT – Caos e rabbia in Libano dove per il secondo giorno di fila l’esplosione simultanea di dispositivi wireless in dotazione ai miliziani di Hezbollah e pannelli solari ha fatto almeno 20 morti e 500 feriti.
Dopo le migliaia di cercapersone scoppiate martedì alla stessa ora in tutto il Paese dei Cedri, a Damasco e nella Siria orientale, ieri pomeriggio un’altra ondata di deflagrazioni ha scosso i cittadini libanesi. La situazione è tale che in serata il premier libanese Najib Mikati ha dichiarato che il suo governo si sta preparando a “possibili scenari” di una grande guerra con Israele.
In molte città i residenti si sono riversati per strada protestando nel disorientamento più totale. Un’auto dell’Unifil è stata assaltata con lanci di pietre a Tiro da un gruppo di civili. Walkie talkie militari e strumenti per rilevare le impronte digitali sono detonati in diverse località del Paese, tra cui il distretto di Dahiya a Beirut, roccaforte del gruppo sciita, e nel Libano meridionale. Le immagini rilanciate dai media locali mostrano appartamenti in fiamme dentro condomini, auto bruciate, denso fumo nero, gente che fugge e si dispera.
“Israele pagherà”, dice l’Iran. Mosca e Erdogan condannano il gesto. L’Idf sposta le truppe dal sud di Gaza al confine con il Libano. Intanto, la Icom, società giapponese il cui logo compariva su alcuni dei dispositivi esplosi, fa sapere di non averli più prodotti nè esportati da 10 anni a questa parte. E domani ci sarà una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Pubblicato il
19 Settembre 2024, 08:50