"Istituire un assessorato ad hoc per la Casa" - Live Sicilia

“Istituire un assessorato ad hoc per la Casa”

La proposta del responsabile Sicet di Catania, Francesco Laudani.
L'APPELLO AL SINDACO
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Catania – «Un assessorato comunale con delega specifica per la Casa e una dotazione di fondi ad hoc; riqualificare e riconvertire gli edifici pubblici dismessi al servizio dell’edilizia popolare; utilizzare i fondi del Pnrr per risanare gli alloggi popolari; sospendere l’Imu per i proprietari che affittano a canone concordato, con contratto debitamente registrato, gli immobili agli studenti fuori sede». Sono le proposte avanzate al neo sindaco di Catania, Enrico Trantino, dal Sicet provinciale, il sindacato casa e territorio promosso dalla Cisl, per voce del responsabile Francesco Laudani, che prende spunto dall’emergenza abitativa che investe sia le famiglie disagiate e sia, come ancor più evidente da alcune settimane, gli studenti fuori sede.

«Come Sicet di Catania – spiega Laudani – apprezziamo il percorso avviato dal nuovo sindaco Trantino al confronto con le parti sociali, e rinnoviamo, altresì, l’esigenza di mettere in campo anche le nostre proposte, continuando con il metodo concertativo con i corpi intermedi e le altre istituzioni interessate e dal poter disporre di un censimento aggiornato degli immobili di proprietà dello Iacp e del Comune».

«Le condizioni abitative dei quartieri popolari catanesi sono drammatiche – prosegue– le occupazioni abusive che devono essere sanate necessariamente, atteso che vi abitano in molti casi famiglie da svariati anni, rendono prioritario un intervento legislativo ed economico da parte sia della Regione Siciliana sia della futura amministrazione comunale».

«Gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, situati in buona parte nei quartieri periferici della città– argomenta il responsabile del Sicet etneo – sono spesso fatiscenti; evidenziano carenze di manutenzione; non di rado sono privi persino di rete fognaria, in un contesto di degrado complessivo che determina di conseguenza condizioni abitative assai problematiche e, non ultimo, pesanti ricadute sul piano sociale».

Secondo il Sicet «interi nuclei familiari risultano senza residenza anagrafica, molti ragazzi in età scolare disertano la scuola (a Catania si toccano i livelli più alti d’Italia d’abbandono scolastico) finendo con l’essere reclutati dalla criminalità. Le periferie urbane diventano “periferie esistenziali”».

«Siamo convinti – conclude Laudani – che attraverso il dialogo sociale si possa raggiungere quell’importante “patto di comunità” per far prevalere la corresponsabilità nei cittadini nel mantenere il decoro cittadino, contribuire alla lotta all’evasione dei tributi locali e dare ai tanti giovani dei quartieri e delle periferie una “occasione” di crescita sociale».

L’edilizia residenziale pubblica, in Italia e in Sicilia: le cifre del disimpegno

Il diritto della casa è costituzionalmente garantito, ma negli ultimi decenni si è registrato il progressivo affievolirsi degli investimenti per l’edilizia residenziale pubblica sino a sparire del tutto, come se la questione abitativa non riguardasse l’agenda di governo. In Europa le case popolari, in rapporto agli immobili complessivi, vanno dal 34% dei Paesi Bassi a una media UE dell’8%, per chiudere con il 3% dell’Italia».

Nel nostro Paese, gli alloggi gestiti dalle Aziende Casa (ultimo censimento disponibile risale al 2017) constano di 786.6000 alloggi popolari, di cui 30.400 occupati abusivamente, 2.500 alloggi residenziali, 57.7000 alloggi sfitti (tra questi ultimi solo il 2,2% ha avuto nuovi assegnatari) e la morosità è pari al 23,5%.

Si hanno difficoltà a reperire i dati della Sicilia, ma la situazione appare in tutta evidenza ancora più critica: la dismissione del patrimonio immobiliare che ha riguardato la regione, dal 1994 al 2003, con la perdita di oltre 22.700 alloggi, ha ulteriormente indebolito il già scarno patrimonio».

Il progressivo disinteresse e disimpegno dello Stato negli ultimi anni, non colmato e sostituito adeguatamente dalla Regione Siciliana, avviato con l’emanazione della legge 560/93 recepita con modifiche dalla legge regionale 43/94, proseguito con l’azzeramento delle risorse a seguito della soppressione del prelievo GESCAL e concluso con la devoluzione verso la Regione della potestà legislativa con la riforma dell’art. 117 della Costituzione, ha determinato la mancanza totale di progettualità in ordine all’edilizia residenziale pubblica.


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