Asilo politico per Shabbi | Minniti: “Revocare la protezione”

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26 Maggio 2017, 14:37

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ROMA – Khadiga Shabbi, la ricercatrice universitaria libica condannata dal gup di Palermo, a febbraio scorso, ad un anno e otto mesi di reclusione per istigazione a commettere reati di terrorismo, ha ottenuto l’asilo in Italia. La donna, dopo il verdetto, in quanto incensurata, era stata trasferita nel Cie di Ponte Galeria a Roma e da lì aveva chiesto il riconoscimento dello status di rifugiata in quanto nel suo Paese c’è la guerra civile.

Shabbi era in Italia per un dottorato grazie ad una borsa di studio dell’università di Palermo pagata dall’ambasciata libica. Il caso che la riguarda era scoppiato nel dicembre del 2015, quando la Procura di Palermo, a seguito di una inchiesta della Digos, ne dispose il fermo. I pm contestarono alla donna di avere fatto propaganda a gruppi integralisti islamici attraverso il web e diversi contatti con foreign fighters libici. La Procura ne aveva chiesto la condanna a 4 anni, il gup gliene ha dato uno e otto mesi sospendendole la pena e liberandola. Dopo la scarcerazione l’imputata, raggiunta dal decreto di espulsione del prefetto, è stata trasferita al Cie di Roma. Ora sta per lasciare il Cie.

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Il ministro dell’Interno, Marco Minniti ha chiesto al questore di Roma l’immediata revoca della protezione umanitaria concessa erroneamente a Khadiga Shabbi, la ricercatrice libica condannata per terrorismo. La misura era stata decisa dalla commissione territoriale di Roma. Per la ricercatrice, infatti, secondo il Viminale “trova applicazione solo il principio di ‘non refoulement’ verso la Libia, cioè il divieto di espulsione nel paese di origine”. La donna è a questo punto irregolare in Italia.

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26 Maggio 2017, 14:37

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