Il triumvirato della mafia |La faida sventata dai Ros

di

27 Aprile 2016, 05:33

3 min di lettura

CATANIA – Il sobillatore della guerra di mafia, fermata appena in tempo dai Ros la settimana scorsa, sarebbe stato Salvatore Seminara. Il capo della famiglia di Caltagirone (ruolo ereditato da Cicco La Rocca) non avrebbe gradito la presenza della famiglia Nardo di Lentini nelle sue “terre”. Gli uomini di Pippo Floridia, il capo della cosca siracusana, gestivano infatti “alcuni imprenditori” nel calatino e l’unico modo per schiacciare dalla zona i “forestieri” sarebbe stata una faida tra i tre gruppi. Il territorio sarebbe stato controllato da una sorta di triumvirato, con Floridia per i Nardo, Seminara per la famiglia calatina e Francesco Santapaola per i catanesi.

Doppiogiochista no, ma certamente “Zu Turi” Seminara non avrebbe tenuto un “atteggiamento limpido”. Dal monitoraggio dei Ros durante i vari summit che si sono susseguiti dalla scorsa estate al 15 aprile 2016 il boss ennese – in più di un’occasione – avrebbe “fatto buon viso a cattivo gioco”. Nell’ultima riunione seguita in diretta dai militari del Ros, ad esempio, Seminara al termine dell’incontro avrebbe “incassato” le spiegazioni fornite dal “diplomatico mafioso” paternese Franco Amantea su alcune questioni sollevate dallo stesso boss calatino. I due temi caldi erano stati il commando armato che aveva accompagnato il nuovo boss catanese, Francesco Santapaola e l’agguato (fallito) ai suoi picciotti Giovanni Pappalardo e Salvatore Di Benedetto. Alla fine del summit i Ros avrebbero registrato la “stima” reciproca tra i sodali (“cristiani grandi, cristiani che hanno fatto la storia, persone che hanno costruito”. Inoltre ci sarebbe stata intesa in merito all’inafiddabilità di Pappalardo e Di Benedetto. Seminara però non appena lascia la masseria dei fratelli Galioto dei Nardo sarebbe andato a trovare i due “inaffidabili” per dargli ragguagli sulla riunione appena terminata. Una mossa quella di Seminara per izzare i due contro Floridia e i Nardo. U Zu Turi avrebbe raccontato che – secondo lui –  Pippo Floridia era direttamente coinvolto nel loro “attentato”. Un attentato che il boss dei Nardo, invece, mette pure in dubbio. Sarebbe stata un’invenzione dei due uomini di Seminara.

Le tensioni tra i gruppi erano sopraggiunte dopo la scarcerazione di Alfonso Fiammetta che si era trovato Spampinato e Di Benedetto a gestiore gli affari a Ramacca e Palagonia. Le cose sembravano risolte, ma i toni non si sono mai placati anche perchè Francesco Santapaola voleva che una parte degli introiti delle estorsioni del calatino arrivava nelle casse della famiglia catanese. Per Seminara, però, i proventi del pizzo spettavano di diritto ai capi della cupola palermitana. In un’intercettazione l’idea del boss ennese è chiara: “Oppure c’è una nuova legge che Palermo…li porta a Catania”.

Articoli Correlati

L’attuale reggente della famiglia catanese di Cosa nostra avrebbe mal digerito la posizione di forza di Seminara. Da quando infatti Francesco Santapaola, figlio di Turi, detto Colluccio, cugino di secondo grado di Nitto, sarebbe diventato il capo di Catania avrebbe cercato di rinsaldare l’egemonia della famiglia Santapaola su tutta la provincia, cercando di portare i gruppi che fanno affari (mafiosi) nel calatino a versare una parte dei proventi nelle casse di “cosa nostra catanese”. Per fare questo Francesco Santapaola sarebbe arrivato anche a “ordinare” spedizioni punitive.

Il collaboratore di giustizia Salvatore Cristaudo avrebbe raccontato – durante uno degli interrogatori della scorsa estate  – che Francesco Santapaola avrebbe fatto pestare un uomo di fiducia di Turi Seminara proprio per far comprendere “la regola secondo la quale una parte dei profitti delle attività delittuose della provincia dovevano essere versate a Catania”. Francesco Santapaola era stato scarcerato nel 2012. Gli erano stati concessi i domiciliari dopo l’arresto per omicidio in concorso scattato nel 2006.

I Gip di Catania, Enna, Siracusa e Ragusa dopo l’udienza di convalida del fermo hanno emesso ordinanza di custodia cautelare per i 28 indagati della delicata inchiesta coordinata dai pm Antonino Fanara e Agata Santonocito.

Pubblicato il

27 Aprile 2016, 05:33

Condividi sui social