06 Giugno 2009, 08:54
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Una donna venuta dall’Est. Una romena, una badante. Ma Geta è speciale, ha il dono dell’immortalità: stroncata qualche giorno fa da un’emorragia cerebrale, le sue cornee permetteranno comunque a qualcun altro di vedere, il suo fegato ed i suoi reni a qualcun altro di vivere. Magari qualcuno di quegli italiani che hanno guardato lei o chi ha il suo stesso accento con sospetto e pregiudizio.
E’ una storia triste quella di Geta Lungu, 49 anni, madre di quattro figli, fatta di sacrifici, lontana dalla famiglia, lontana dal suo Paese, ma piena d’amore. I suoi organi, con il consenso della sua famiglia, sono stati espiantati la notte scorsa a Villa Sofia ed all’Ismett. “I suoi parenti non hanno avuto la minima esitazione –
spiega Paolino Savatteri, responsabile della Neurorianimazione dell’ospedale – quando abbiamo fatto presente che potevano donare i suoi organi”. Marcelo, 19 anni, uno dei figli della donna, ha gli occhi lucidi quando dice che “così mamma vivrà sempre. Anche se la religione ortodossa non è favorevole alla donazione di organi e nel nostro Paese i casi sono rari, abbiamo pensato che così avremmo salvato altre vite…Che se mamma è andata via, è stato solo per un attimo…Cosa importa poi se queste vite sono italiane o romene? Siamo tutti uguali”.
Geta era venuta in Italia quattro anni fa. Due mesi trascorsi a Milano e poi la decisione, insieme ad un’amica, di spostarsi in Sicilia, a Marsala. Qui ha accudito diverse persone anziane. Intanto, suo marito per sbarcare il lunario, è costretto a lavorare in Polonia. Due dei suoi figli restano in Romania, il più grande vive con lei a Marsala. Marcelo decide anche lui di venire in Italia, a Roma. Geta vive così lontana da tutti, non senza sofferenza: ma è l’unico modo per garantire un minimo di benessere alla sua famiglia. A Marsala, come racconta suo figlio, “si trovava bene, aveva tanti amici italiani”. Qualche giorno fa l’emorragia cerebrale. “Diceva – spiega ancora Marcelo – che le faceva male il cuore, ma non si è mai curata”. Dall’ospedale di Marsala viene trasferita a Palermo, a Villa Sofia,
dove giungono figli e marito. “Era già in condizioni disperate quando è arrivata qui – spiega Savatteri – e dopo i controlli, non ci è rimasto altro che dichiararne la morte cerebrale”. Poi la scelta di donare gli organi.
Marcelo non ha molto tempo. Sì, è stato un gesto d’amore, ma in fondo così semplice e naturale sembra dirti. “Devo tornare a Roma – conclude – tornare a lavorare, a montare impianti elettrici”. Con lui c’è Elena, 24 anni, la sua fidanzata, romena anche lei. Si sono conosciuti in Italia e vivono insieme da qualche mese. Spiega che “anche se la nostra religione non è favorevole a questa pratica, penso che donando gli organi si compie un gesto d’amore immenso”.
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06 Giugno 2009, 08:54