Viale Bummacaro, famiglie |costrette a lasciare le case

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21 Maggio 2014, 20:07

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CATANIA- Una vicenda ritenuta scandalosa è passata in sordina, ma i punti oscuri sarebbero molti e come se non bastasse c’è una scadenza che incombe, quella del 30 maggio 2014. Data entro il quale, 37 famiglie residenti al viale Bummacaro, dovranno lasciare i 60 alloggi, per buona parte già acquistati , di cui erano a tutti gli effetti assegnatari, a seguito dell’aggiudicazione di un bando di concorso pubblico risalente al 1985. I residenti insieme ai sindacati Sunia e Silp Cgi, senza mezzi termini oggi si scagliano nei confronti della Regione Sicilia rea, a loro dire, di essere stata inadempiente e “distratta”, per così dire nella gestione della vicenda e di avere perso la proprietà dell’immobile dinanzi al Tribunale di Palermo. Un immobile, peraltro, acquistato tramite un regolare contratto di compravendita e destinato alle famiglie dei funzionari delle forze dell’ordine impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.

E la questione è davvero intricata. La Fasano Costruzioni SRL, cioè la ditta costruttrice commissionata per la realizzazione degli appartamenti, nel 2010 cita in giudizio la Regione chiedendo la risoluzione del contratto di compravendita. L’impresa costruttrice, infatti, ha accusato la regione del mancato pagamento dell’intero prezzo pattuito, perché quest’ultima, nei fatti, non avrebbe mai corrisposto l’ultima tranche, di circa 445mila euro pari al 15% dell’importo totale. E condannata con sentenza del febbraio 2013 la proprietà passa nelle mani della Fasano. “La Regione a quanto pare – ha spiegato Giusi Milazzo, segretaria generale Sunia, nel corso della conferenza stampa indetta quest’oggi – a quanto pare, non ha saputo prevenire il danno e si è limitata a dare comunicazione scritta con una sorta di preavviso di sgombero degli appartamenti di appena un mese; una nota inviata a fine marzo nonostante la sentenza del Tribunale di Palermo risalga al febbraio 2013. Una tempistica dura e disumana non adottata dalla legge neppure in caso – conclude – di sfratto per morosità”

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Il Sunia ha sottolineato che la vicenda sarà seguita legalmente dal sindacato, tramite l’avvocato Laura Distefano, e che è già stato chiesto un incontro urgente all’assessore regionale all’Economia. E l’avvocato, infatti, durante l’incontro ha chiarito la natura “anomala” di alcune clausole contrattuali inserite solo in una seconda fase della stipulazione dei contratti e che prevedrebbero lo sgombero immediato degli alloggi qualora la Regione si fosse trovasse nella condizione di non poter più pagare. “Clausole che dimostrano una certa malafede nella gestione contrattuale.- ha detto l’avvocato del SUNIA- Inoltre, la Regione non ha opposto resistenza alla sentenza, che in questo modo diventa operativa. C’è di più: la restituzione degli immobili alle famiglie non è chiesta dalla Fasano costruzioni, ma dalla Regione stessa. Particolarmente amaro per le famiglie assegnatarie è il rimpallo di responsabilità”.

“É come una partita di ping pong – ha spiegato invece Sebastiano Roccuzzo segretario generale Silp Cgil – giocata sulla pelle dei lavoratori, mentre secondo noi la soluzione è semplice: la Regione deve ultimare i pagamenti e gli alloggi devono tornare ai legittimi occupanti che ne hanno diritto per concorso. Siamo difronte al solito guazzabuglio all’italiana. Ma 37 famiglie non possono trovarsi per strada a causa della negligenza altrui. Non lasceranno quelle case”.

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21 Maggio 2014, 20:07

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