07 Febbraio 2014, 17:23
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PALERMO – Le borse griffate Louis Vuitton, le cravatte Hermes, le ceste di Natale e le cene al ristorante. E poi le spese elettorali e persino 7.200 euro trasferiti sul proprio conto senza che il gruppo fornisse “alcun documento fiscale, contabile ed extracontabile”, come annotano i magistrati. Il sindaco di Marsala Giulia Adamo, che nella scorsa legislatura è stata presidente del gruppo Misto, di quello del Pdl Sicilia e dell’Udc, ha ricevuto il più corposo fra gli avvisi a comparire recapitati a metà gennaio per l’inchiesta sulle “spese pazze” dell’Ars: l’esponente politica trapanese è accusata di peculato, in alcuni casi in concorso con altri politici.
Gli altri parlamentari sono accusati, in concorso con la Adamo, di avere distratto 115 mila euro. Cioè li avrebbero spesi per finalità non istituzionali. I soldi sono così suddivisi: Alessandro Aricò (10.700 euro), Giovanni Cristaudo (10.700), Carmelo Currenti (10.700), Giovanni Greco (10.700), Carmelo Incardona (10.700), Ignazio Marinese (10.700), Livio Marrocco (9.700), Francesco Mineo (12.740), Raffaele Nicotra (10.700), Guglielmo Scammacca della Bruca (7.700) e Antonino Scilla (10.700). A Scilla vengono pure contestati dei rimborsi ottenuti per i quali mancano le pezze d’appoggio fiscali. In particolare, si tratta della fattura, datata 5 marzo 2010, rilasciata da Acqua Marcia Turismo, per “Appartamento, bar Beverage e bar Food, dell’importo di 255 euro” e del rimborso di due biglietti aerei per Scilla e per la Adamo, “staccati il 14 giugno 2010, per l’importo complessivo di euro 1.884”.
Il capitolo più grosso riguarda i dipendenti. Alcuni pagamenti non dovuti – come rimborsi non documentati, tredicesime, quattordicesime e quindicesime mensilità non previste dal contratto e festività non spettanti o altre indennità – sarebbero stati autorizzati dalla capogruppo: a beneficiarne Anna Maria Roscioli, Pietro Galluccio, Emilia Bono, Vincenzo Barraco, Biagio Gugliotta, Alessandro Aldisio, Lorenzo De Luca, Tommaso Martino, Pietro Modesto, Santi De Filippis, Wioletta Pawlak, Giuseppe Asaro, Calogero Mazza, Sarino Mario Aitalia, Salvatore Coppolino, Angelo Pizzuto, Antonella Sferrazza e Federica Terrana. Poi ci sono i pagamenti ad alcune persone che in realtà non sarebbero dipendenti del gruppo: Francesco Armetta e Gaspare Di Fiore, formalmente collaboratore del Gruppo Pdl Sicilia, ma indicato come collaboratore personale di fatto di Franco Mineo. A Natale del 2011, inoltre, sarebbero state versate alcune gratifiche natalizie ai dipendenti Marco Mascellino, Vita Abbate e Rosalia Tuttobene.
Deputati e dipendenti dei gruppi sarebbero stati esentati da molte spese. Ad esempio non avrebbero pagato il ristorante all’Ars. Alla cooperativa che lo gestisce, fra il 2009 e il 2010, sarebbero state pagate fatture per 17 mila euro. E quando era impossibile prendere il caffè al bar c’era sempre la macchinetta del gruppo: trecento euro di cialde anticipate e poi rimborsate ad un dipendente. E poi c’è l’acqua, costata 90 euro.
Del resto, secondo l’accusa, coi soldi dell’Ars si pagava di tutto. Persino i necrologi: Giovanni Greco, ad esempio, avrebbe ricevuto un rimborso di 300 euro per una fattura Publikompass e ha pagato tremila euro a padre Pippo Randazzo. E poi ci sono i 2.500 pagati all’Abitalia Hotels per “spese alberghiere, affitto sala dinner food, consumazione bar e n. 3 bed & breakfast” per una “iniziativa Udc persso Baia dei Mulini”, i 600 versati, il 21 giugno 2011, per “affitto sala iniziativa Udc Bagheria”, i 1.560 euro versati all’Associazione enogastronomica arte e musica La Muciara di Porticello per un pranzo-degustazione effettuato durante le amministrative a Bagheria e i 1.551 euro per l’organizzazione di un convegno regionale dei cattolici siciliani dal titolo “Cattolicesimo e impegno politico”.
Ma sotto la voce “spese varie” ci sono quelle più curiose. Ad esempio i 1.320 euro per l’acquisto di cravatte e carré di seta Hermes, i 145 euro spesi per accessori in pelle nel negozio Bagagli, i 29 euro per una stufa comprata all’Iper Shop, i 125 euro spesi nel negozio Sport e Premi e i 97 euro per le bollette di due utenze telefoniche intestate al gruppo ma che si trovano in via dell’Incoronazione.
Poi ci sono le spese politiche. “Non meglio specificate spese inerenti la loro attività politica sul territorio di riferimento”, come le definiscono i magistrati, sarebbero state finanziate a Marianna Caronia e Francesco Musotto. Un capitolo nel quale finiscono anche contributi concessi a un politico che non fa parte dell’Udc: Pippo Cipriani, candidato a guidare Corleone nel 2012, avrebbe ricevuto mille euro dall’Udc, pur essendo un esponente del Partito democratico. Ma l’elenco è molto più lungo. Il più lungo fra gli atti d’accusa recapitati a gennaio.
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07 Febbraio 2014, 17:23