Terra bruciata attorno a Nizza| La caduta del boss

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25 Marzo 2017, 18:41

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CATANIA – Si sono spente le luci della ribalta per Andrea Nizza, catturato dopo 25 mesi di latitanza e ora finito al 41 bis. Il giovane narcotrafficante per due anni è stato al centro di una delicata indagine del Reparto Operativo dei Carabinieri di Catania che prima ha fatto terra bruciata dei suoi fedelissimi e poi lo ha messo all’angolo, fino all’arresto in un villetta con tutti i confort a Viagrande un sabato sera dello scorso gennaio. Non è con le manette però che si è cristallizzata la caduta criminale del giovane rampollo della famiglia Nizza, entrata nella casa di Nitto Santapaola nel 2007 con il “battesimo” dei fratelli Daniele e Fabrizio. I due per quasi un decennio sono stati i monopolisti della droga a Catania. A Librino e San Cristoforo avevano il controllo diretto mentre a San Giovanni Galermo rifornivano la principale piazza di spaccio di via Capo Passero. Andrea Nizza prende le redini del gruppo quando Daniele, Fabrizio e Giovanni finiscono dietro le sbarre.

Con il blitz Fiori Bianchi nel 2013 il collaboratore Santo La Causa, ex reggente dei Santapaola, smaschera intere squadre militari di Cosa nostra e mette nelle mani della magistratura la carta delle estorsioni della famiglia di Nitto. E’ un terremoto per la mafia militare. Fabrizio Nizza finisce al 41 bis. Andrea a piede libero ricostruisce i contatti, crea un suo gruppo di fedelissimi (anche armati) e mette sotto assedio con la tecnica del terrore Librino, il suo quartier generale a Catania, e San Cristoforo, con le piazze di spaccio che il fratello Daniele gestiva con il supporto di Saru U Rossu Lombardo. A settembre del 2014 arriva la prima pesante sconfitta. Il suo fidato autista Davide Seminara si presenta dai carabinieri e decide di collaborare con la giustizia. Il primo risultato è indicare il nascondiglio dell’arsenale dei Nizza, composto da centinaia di armi da guerra. Ma non è finita. Quella stessa notte Davide Seminara fa nomi e cognomi dei “fiancheggiatori” del capo. Si susseguono arresti su arresti e il gruppo di Andrea con quartier generale al viale Moncada 10 viene decimato. Il colpo micidiale però lo infligge Fabrizio Nizza che decide di fare il salto del fosso. L’ex uomo d’onore svela sistemi, ditte sotto estorsioni, canali del narcotraffico con gli albanesi. Il boss santapaoliano decide di confessare diversi omicidi e mette in mezzo anche i fratelli Daniele e Andrea. Avere un pentito in famiglia è un rospo amaro per chi deve farsi rispettare come capo. Andrea allora passa alle maniere forti. Firma accordi con gli Arena, ex avversari nello spaccio al Palazzo di Cemento, e fa armare i suoi giovani picciotti. Quando capisce che sta perdendo potere Nizza (da latitante) organizza le incursioni con i centauri che mostrano le pistole sfavillanti.

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Una volta a San Cristoforo per mostrare a Massimiliano Salvo dei Cappello chi “ancora comanda”, così come a San Giovanni Galermo. Uno dei maggiori centri di spaccio di cocaina della Sicilia Orientale. Ma nonostante i metodi del terrore Andrea Nizza lontano per impedire la cattura perde potere criminale. Chi rischia di fare affari criminali con uno che ha un fratello pentito? Andrea corre ai ripari e investe i soldi sporchi in diversi affari e cerca di riorganizzarsi sul territorio. In questa pianificazione di riassetto arriva una nuova “fucilata” dalla Procura di Catania. L’operazione Carthago, come evoca lo stesso nome, vuole rappresentare il colpo finale per impedire qualsiasi rinascita. Anche dalle macerie. Perché l’impero di Andrea Nizza si è sgretolato. Il suo peso criminale nello scacchiere della mafia militare è diminuito negli ultimi anni. Troppi occhi puntati sull’ex latitante.

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25 Marzo 2017, 18:41

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