22 Ottobre 2017, 16:27
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SIRACUSA – Provato e smagrito per la settimana che lo ha messo a dura prova, non smette di ringraziare la famiglia per la forza che gli ha infuso, ma tenace e battagliero di fronte alla sfida a cui non ha rinunciato. E che vuole vincere. È così che si è mostrato stamattina davanti al suo popolo, l’oramai ex sindaco di Priolo, Antonello Rizza, nella prima apparizione pubblica dopo l’arresto di otto giorni fa nell’ambito di un’inchiesta su un presunto giro di appalti pilotati al Comune. Otto giorni difficili, di strategie difensive ma anche politiche, vista la decisione di non abbandonare la corsa all’Ars: prima gli arresti domiciliari, poi la decisione di dimettersi da primo cittadino che gli è valsa, dopo l’interrogatorio di garanzia, la revoca degli arresti ma con il divieto di dimora nella sua città, Priolo.
Questa mattina il lancio della campagna elettorale a Siracusa. Non c’erano i big del suo partito, Forza Italia, “ma non era previsto ci fossero”, si affretta a precisare. E spiega: “Non è una riunione di partito, solo un modo di voler incontrare i miei amici dopo quello che mi è accaduto. Quando nei prossimi giorni avrò intenzione di fare un incontro di altra natura, qui ci saranno i vertici del partito perché io sono perfettamente integrato dentro Forza Italia e sono rispettoso dei rappresentanti. Ho sentito tutti – racconta – anche Micciché, nei due giorni dopo gli arresti domiciliari. E anche altri”, aggiunge lasciando intendere piani alti, ma senza fare nomi. “Musumeci non l’ho sentito”, dice del candidato presidente della Regione che nei giorni scorsi lo ha un po’ scaricato, ma del quale parla bene: “Musumeci è il mio presidente della Regione, una persona straordinariamente importante. Non tutte le affermazioni del nostro candidato presidente sono condivisibili. Ma ricordo a me stesso che nel 2012, quando tutti votavano Crocetta, il sottoscritto gli tributò insieme ai suoi amici 1600 voti a Priolo, senza nulla chiedere, puntando solo sul fatto che è persona autorevole e perbene”.
Tra lo spiazzo e la sala conferenze, al suo arrivo Rizza è accolto da tanti sostenitori che ci tengono a stingergli la mano. Sono quasi tutti di Priolo: “Considero quello che è successo un pit-stop – dice – ripartiamo con ancora più entusiasmo e più forza. Danneggiato? So che la gente non è stupida e comprende”. Una campagna elettorale senza poter mettere piede nel suo comune: “Io mi considero un esiliato: per quello che rappresenta per me il mio paese, il mio stato d’animo è di costrizione. Lascio il mio paese con 39 milioni di euro di avanzo, l’ho preso con un’amministrazione che aveva sforato il patto di stabilità nel 2007”.
Non si sente un impresentabile: “Per me – spiega – gli impresentabili sono quelli che godendo del consenso degli elettori poi non riescono a trasformare questo consenso in azione amministrativa, tutto il resto rientra nella retorica. Ricordo a me stesso e agli altri che la Costituzione dice che si è innocenti fino a prova contraria. Le indagini che mi riguardano sono richieste di accelerazione per creare strutture urbanistiche, per dare servizi, per elargire sussidi”. Sui tempi della giustizia: “Tempistiche sospette – dice -: il procedimento a mio carico nasce nel 2016. L’arresto in piena campagna elettorale diventa un favore agli avversari e a chi è dentro la lista”. Poi la metafora calcistica: “ Noi siamo una squadra di calcio che sta perdendo due a zero e inizia il secondo tempo: ma noi non siamo una squadra normale, siamo l’Italia dei Mondiali ‘82. Siamo in corsa e vogliamo vincere questa partita, ribaltiamo il risultato”.
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22 Ottobre 2017, 16:27