Cronaca

La campionessa olimpionica e i “bimbi rapiti”: assolti

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24 Giugno 2023, 10:58

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PALERMO – Il fatto non sussiste. A dieci anni di distanza dagli arresti gli imputati sono stati assolti. A cominciare da Larysa Moskalenko, difesa dall’avvocato Giuseppe Seminara. Atleta ucraina trapiantata a Palermo, dalla medaglia di bronzo nella vela alle Olimpiadi di Seul 1988 al processo per una brutta storia di bambini sequestrati.

Ieri sera, dopo due ore di camera di consiglio, il Tribunale di Palermo presieduto da Bruno Fasciana ha assolto anche il norvegese Maartin Vage (avvocato Antonino Gattuso), titolare di un’agenzia di sicurezza, il palermitano e tassista Luigi Cannistraro (avvocati Giulia e Marco Clementi) e lo skipper mazarese Antonino Barazza (avvocato Massimiliano Di Giorgi).

Moskalenko avrebbe fornito appoggio logistico e mezzi ad un’organizzazione internazionale che – era questa l’accusa che non ha retto – avrebbe rapito bambini contesi fra coppie di genitori separati. Laddove i tribunali e la burocrazia tardavano a fare il loro corso lì avrebbe trovato terreno fertile l’organizzazione.

La Sicilia era una terra di passaggio per i piccoli che sarebbero stati rapiti nel Maghreb, trasportati in barca e trasferiti nei paesi scandivani dove c’erano genitori disposti a pagare grosse somme di denaro pur di riabbracciare i propri figli. Vage spiegò che veniva fatto tutto alla luce del sole. L’organizzazione operava con tanto di autorizzazione da parte dei paesi di origine dei clienti che ad essa si rivolgevano. Era in possesso di salvacondotti riconosciuti da autorità politiche e di polizia internazionali.

Un intrigo internazionale, fatto di operazioni paramilitari, contatti con persone influenti e soldi. Nella notte fra il 28 e 29 maggio 2012 un incendio distrusse l’Hotel Portorais di Villagrazia di Carini. Gli investigatori si imbatterono casualmente nella storia dei bambini.

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Il proprietario dell’albergo distrutto dalle fiamme, per altro già sotto sequestro, era Giovanni Marchese, compagno della bella donna venuta dall’Est. E così la Moskalenko fu intercettata il 5 ottobre 2012 mentre spiegava ad un’amica “che praticamente vabbè ti dico come segreto… ci hanno rubato un bambino e ne abbiamo… riportato indietro… quindi siamo molto… e qui… e con la mie barche, capito?… riportato, quindi io sono diciamo partecipante…”.

Ed ancora: “Lo sai che lavoro con le barche e adesso per un’altra coppia svedese, con una ragazza svedese… che capito, che il marito ha rapito bambino, portato a Tunisia…”.

Al centro di tutto c’era l’agenzia di sicurezza privata Abp World Group, di Martin Vage. Sul sito non si faceva mistero dell’attività di “recupero” di bambini. Vage faceva parte dei gruppi speciali dell’esercito. Così avrebbero organizzato dei veri e propri blitz paramilitari. Da qui l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di essere umani. Rischiavano fino a 24 anni di carcere. Ed invece è arrivata la soluzione.

Ed invece dopo tanti anni di processo il fatto non sussiste. Tutto lecito, hanno spiegato i legali seppure i metodi non sembravano esserlo. Decisive sono state le argomentazioni dell’avvocato Gattuso il quale, convenzioni e documenti alla mano, ha sostenuto i confini legali entro cui si muoveva l’agenzia di sicurezza. Facevano da scorta a genitori che volevano riabbracciare i bambini e ne avevano diritto. Le armi? Solo pistole giocattolo.

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24 Giugno 2023, 10:58

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