10 Gennaio 2015, 14:08
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PALERMO – Il ministero dell’Istruzione dichiara guerra ai “furbetti della 104”. “Faremo una guerra senza quartiere. Lunedì manderemo una circolare per conoscere i numeri in tutta Italia”, dice da Menfi, Davide Faraone che pone in questi termini la questione della “carica delle 104”.
“Domani sarò alla scuola S. Bivona a Menfi (Ag). 70 insegnanti su 170 malati o con 104. Stop Vergogna ai danni di chi ha bisogno”. L’aveva presentata così ieri su Facebook il sottosegretario alla Pubblica istruzione la sua visita di questa mattina all’Istituto Comprensivo “Santi Bivona” di Menfi, in provincia di Agrigento. Una scuola assurta agli onori delle cronache visto che, come ha raccontato la stampa locale, perché oltre il 40 per cento di docenti e collaboratori scolastici risulta lavoratore con grave disabilità o costretto ad assistere familiari in difficoltà e quindi usufruisce delle agevolazioni previste dalla legge 104. Ed è da qui che Faraone fa idealmente partire la crociata contro chi ci ha marciato.
La vicenda è quella legata alla maxi inchiesta della Procura di Agrigento sull’assenteismo, di cui nei giorni scorsi ha dato notizia la stampa regionale. Inchiesta dalla quale sono emersi dettagli incredibili. Come quello della scuola di Raffadali con undici bidelli su undici che usufruiscono delle agevolazioni della famosa,o famigerata, legge 104.
Si tratta della norma nazionale che prevede agevolazioni per chi soffre di disabilità e patologie gravi o ha parenti stretti malati o invalidi da assistere, sia in termini di permessi retribuiti, sia con la possibilità di prestare servizio vicino a casa. Ad Agrigento e dintorni pare che la “carica della 104” vada forte. La maxi inchiesta agrigentina vede 280 persone indagate. Un primo troncone dell’inchiesta sta per chiudersi e riguarda una serie di casi di presunti “falsi malati” e malati immaginari, con tanto di certificato medico (e imbarazzanti video di “miracolose” guarigioni che inguaiano alcuni indagati).
“I numeri emersi nella provincia di Agrigento sono veramente allarmanti dice Faraone -. Mi dicono che il fenomeno riguardi anche altri comparti del pubblico servizio ma nella scuola è una vera e propria “calamità innaturale”, tra l’altro in una provincia dove il bisogno di scuola e istruzione è fondamentale”.
I numeri agrigentini sono in effetti clamorosi. Alla scuola dell’infanzia ci sono 327 fruitori della legge su 928, più di uno su tre, un record. Alla scuola primaria gli insegnanti fruitori della 104 sono il 22 per cento del totale, il 25 per cento alla scuola di primo grado , il 20 per cento (409 fruitori) alla scuola di secondo grado. Percentuali molto alte anche tra assistenti amministrativi (25%), tecnici (23) e collaboratori scolastici (305 fruitori su 1.114, il 27 per cento).
Chi resta fuori è spacciato. Spiega Faraone: “Questo vuol dire che tutti gli altri colleghi, corretti e con il senso dello stato e delle regole, si sono viste negare richieste di trasferimento per via di questi ‘inamovibili’. Sì, perché il 100% dei trasferimenti in provincia di Agrigento (per docenti della scuola dell’infanzia e della primaria e per assistenti amministrativi e collaboratori scolastici) – spiega il sottosegretario – finora è avvenuto solo per i beneficiari della 104”.
“Nessuna volontà di criminalizzazione o generalizzare, ma dobbiamo mettere alle strette chi penalizza la scuola e per di più lo fa a danno di coloro che hanno veramente bisogno. Per questo da lunedì avvieremo un monitoraggio su tutto il territorio nazionale e interverremo laddove emergeranno numeri anomali”, annuncia il sottosegretario.
In Sicilia la 104 è gettonatissima. E non solo ad Agrigento. Oggi l’edizione locale di Repubblica forniva numeri impressionanti relativi alle domande di mobilità verso le scuole elementari siciliane. A Palermo, il 56 per cento è appannaggio di docenti che vantano un trattamento privilegiato garantito in gran parte dalla 104. Percentuale che sale al 63 a Catania e al 100 per cento ad Agrigento. A Torino la percentuale è del 10, a Genova del 6.
La 104 alla siciliana aveva già fatto parlare di sé (con eco nazionale) qualche anno fa. Quando Caterina Chinnici, allora assessore regionale, si mise in testa di cassare quella peculiarità tutta siciliana che per qualche anno consentì ai beneficiari della legge statale di andare in pensione anche se nemmeno cinquantenni, con 25 anni di contributi se uomini, 20 se donne, per assistere un parente malato. I regionali ne usufruivano eccome, con una drastica impennata di richieste proprio alla fine del 2011 quando per la norma si preparava il de profundis e la pacchia sarebbe finita da lì a poco. Quell’anno i baby pensionati regionali da 104 furono ben 300, la metà dei pensionamenti di regionali in quel periodo. D’altro canto, ci furono anche casi di pensionati “illustri” da 104 come Pier Carmelo Russo, che andò in pensione da dirigente per diventare subito dopo assessore regionale, o il dirigente Cosimo Aiello, o Eugenio Randi, che fu assessore a Palermo.
Oggi, la possibilità del pensionamento anticipato non c’è più. Restano però le altre agevolazioni previste dalla legge, come i sopra citati permessi ma anche una serie di agevolazioni fiscali (sconti su Iva, Irpef e altri tributi). E i famosi trasferimenti. Con buona pace di chi resta fuori dal meccanismo e sogna di tornare vicino casa, magari con ottime ragioni, da molti anni.
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10 Gennaio 2015, 14:08