18 Marzo 2018, 06:12
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CATANIA – Due città. Sembrano due distinte e separate le visioni e le versioni diverse di Catania, dopo il terremoto giudiziario che ha colpito il settore rifiuti, gettando ombre sul Palazzo. E che ha fatto emergere una realtà diversa da quella rappresentata dal Comune nelle comunicazioni ufficiali dove talvolta, con repliche piuttosto piccate, viene rappresentata quasi in uno dei migliori mondi possibili, per parafrasare il Candido di Voltaire.
A ogni accusa lanciata dalla società civile o dai rappresentanti del Consiglio comunale, la replica era sempre pungente. E conteneva dati ed elementi demoliti dall’inchiesta della Procura della Repubblica, oltre che dai dati che dimostrano come la raccolta dei rifiuti a Catania fosse una cosa sui comunicati e ben altra nella realtà. A rispondere alle richieste di chiarimento o spiegazioni era spesso l’assessore all’Ecologia e alla Legalità – quasi un ossimoro dopo la bomba rappresentata dall’inchiesta Garbage affaire – Rosario D’Agata. Al delegato in materia di ambiente, dunque, il compito di evidenziare la bontà delle scelte dell’amministrazione e le fantasie di chi segnalava anomalie e disfunzioni.
Nel gennaio del 2017, ad esempio, D’Agata, replicava alle accuse mosse da Salvo Cocina che nell’allora veste di commissario dell’ufficio speciale alla Raccolta differenziata, dichiarava che “Il problema è questo: c’è un bando settennale che è stato fatto ma è andato deserto. A quanto pare l’amministrazione avrebbe fatto recentemente una gara ponte che non prevede obbiettivi di differenziata come da legge. E quindi, non rispettando la legge, a mio avviso è illegittimo“.
E lo faceva adducendo assicurazioni rivelatesi poi quasi fantascienza, alla luce della cronaca – che inchioda Catania sotto il 10 per cento della raccolta differenziata – e della recente inchiesta giudiziaria. “Non si comprende – affermava D’Agata – da quale fonte il dirigente regionale abbia appreso le notizie sulle percentuali di raccolta differenziata previste dalla procedura negoziata per l’affidamento del servizio di igiene urbana nel Comune di Catania” – diceva in un comunicato nel quale si legge poi, come “Dagli uffici comunali preposti si precisa che la procedura negoziata prevede, in particolare, un affidamento della durata di 106 giorni”.
Successivamente, D’Agata si sofferma sulle “modalità del servizio sono quelle dell’attuale appalto – dichiara – adeguate ai nuovi obiettivi di raccolta differenziata e recupero di materia: a pag. 17 del capitolato, infatti è previsto il raggiungimento delle seguenti percentuali (suddivise nelle tre tipologie: inerti, umido, frazioni secche Conai): entro il primo trimestre, del 45% di raccolta differenziata e del 17% di recupero di materia, entro il successivo trimestre del 54% di raccolta differenziata e del 28% di recupero di materia, entro il terzo trimestre, cioè a poco più di 270 giorni dall’inizio dell’appalto, del 65% di raccolta differenziata e del 50% di recupero di materia, cioè le percentuali indicate, per la raccolta differenziata, dalla normativa nazionale e regionale”. E ancora: “Sarebbe interessante sapere – conclude D’Agata – quanti bandi prevedano quest’ultimo obiettivo che misura la qualità della raccolta differenziata o se ci siano sistemi equivalenti che garantiscano lo stesso risultato”. Questo nel mese di gennaio del 2017.
A distanza di un anno, però, quei risultati non sono stati raggiunti. La percentuale di differenziata, come documentato da Livesicilia, è rimasta intorno al 10 per cento per tutto il periodo, e si attesta intorno al 9% per il 2017, una delle peggiori performance della Città metropolitana. Un elemento che avrebbe potuto e dovuto allarmare, data la distanza dagli obiettivi dichiarati. Anche mettendo in dubbio l’accordo in sé, come fatto da alcuni esponenti del Consiglio comunale, come il vice presidente Arcidiacono. Al quale replica in un comunicato di maggio, l’assessore D’Agata che giudica “Incomprensibile l’invito del vicepresidente del Consiglio comunale a rivedere l’appalto”.
Appalto ponte che risulta sovradimensionato, come rivelato dagli inquirenti. Nell’ordinanza si legge infatti che, dopo l’affidamento della gara ponte alla Senesi – Ecocar, “A tal riguardo, il P.M. muovendo dall’analisi dell’impegno di spesa previsto (pari ad € 12.433.737,72) ha proceduto ad una comparazione con quello risultante dall’ultimo atto di proroga del servizio, rilevando il maggior costo giornaliero (€ 117.299,41, superiore di € 8.824,66 e, cioè, del 7,5% circa) ciò nonostante lo stesso si riferisse, nella circostanza, a solo il 75% del territorio comunale.
Non solo. “Analogamente – si legge ancora – da una comparazione tra le due diverse gare (quella a procedura aperta, andata deserta, e l’altra a procedura negoziata, rispettivamente chiamate “gara settennale” e “gara ponte”, emergeva una differente spesa calcolata su base annua, in quanto il costo della gara ponte – se correttamente dimensionato alla effettiva estensione territoriale del servizio, pari al 75 % del territorio comunale – risultava ben superiore rispetto a quello indicato nel bando della gara settennale (€ 57.085.714,07 in luogo che € 50.167.365,89).
Ulteriori anomalie riguarderebbero il costo unitario giornaliero per il canone dei servizi di igiene urbana ed ambientale fissato, a base d’asta, in € 89.490,97 nella gara a procedura negoziata, cd “gara ponte”, ma nella realtà dei fatti non coincidente con quello (€ 85.346,85) effettivamente stabilito a seguito del ribasso d’asta offerto, nell’anno 2010, in occasione della aggiudicazione ed indicato anche nell’ultimo atto di proroga del servizio del 14.12.2016″.
Eppure, sui controlli e sul cambio di rotta è lo stesso sindaco a fornire una visione della città confutata poi dalla magistratura. Lo fa in occasione della conferenza stampa organizzata dopo lo scoppio dell’inchiesta che ha visto accusato di tentata concussione l’ex assessore al Bilancio, Girlando. “In particolare – dice il primo cittadino – abbiamo operato con determinazione nel campo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Abbiamo operato in questo campo chiedendo con forza e ripetutamente ai dirigenti che si sono succeduti in quella direzione di operare una necessaria rotazione di funzionari che non potevano continuare a lavorare per decenni nello stesso delicatissimo settore – sosteneva”. Un concetto ribadito nella nota inviata ieri, il Comune è stato severo con la Li Destri, ma nessuno si è accorto che i problemi stavano molto più in alto nella macchina amministrativa: Rosso e Fazio lo testimoniano.
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18 Marzo 2018, 06:12