08 Aprile 2016, 16:58
1 min di lettura
PALERMO – “Carcere duro” troppo duro. Almeno secondo la commissione Diritti umani del Senato, che, scrive oggi il Corriere della sera, al termine di quasi due anni di indagine conoscitiva sull’applicazione dell’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario, in una relazione approvata ieri a maggioranza affida a governo e Parlamento una serie di raccomandazioni. Secondo l’ organismo presieduto dal senatore Luigi Manconi il “carcere duro” in alcuni casi supera l’esigenza di tagliare e impedire i rapporti tra i detenuti e la criminalità organizzata di appartenenza. La commissione ritiene necessario «adeguare alcune strutture a standard minimi di abitabilità», nonché «rivedere le limitazioni al possesso di oggetto nelle camere detentive», cioè le celle, «riservandole a ciò che ha effettiva incidenza sulle possibilità di comunicazione con l’esterno». Manconi, citato dal Corriere, parla di un «surplus di afflizioni, privazioni e restrizioni che non sembra avere ragion d’essere nella logica, prima ancora che nella legge». Tra gli esempi citati nella relazione, «c’è un limite preciso ai capi di biancheria che possono essere tenuti in cella, in molti casi considerato insufficiente; in alcuni istituti i sandali non possono essere indossati prima del 21 giugno», «non si possono indossare abiti “firmati” perché potrebbero portare a episodi di conflittualità tra detenuti, ma non è chiaro in base a quale criterio si possa stabilire quando un abito sia o meno “firmato”».
Pubblicato il
08 Aprile 2016, 16:58