La Corte dei Conti alla Camera | “Ecco il bilancio della Regione”

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25 Luglio 2012, 20:28

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Se il rischio default è stato smentito un po’ da tutti, compresi gli esponenti del governo nazionale, la situazione dei conti della Regione siciliana rimane preoccupante. Almeno, questo è quanto emerso oggi da un’audizione del Presidente della Sezione di controllo per la Regione siciliana della Corte dei conti Rita Arrigoni alla Commissione bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei Deputati. Un incontro fissato già da tempo, e che rientra nell’ambito di un ciclo di audizioni in merito all’autonomia finanziaria delle Regioni a Statuto speciale e delle Provincie autonome. Oggi era previsto, appunto, l’approfondimento dello stato dei conti pubblici della Regione siciliana. E il presidente Arrigoni non ha potuto fare altro che confermare alcune delle maggiori criticità già descritte in sede di rendiconto generale.

Il debito

A cominciare dal debito della Regione. Un debito che, ormai è noto, si attesta sui 5,3 miliardi di euro. E definito dalla Corte dei conti “in continua crescita e che ha visto recentemente attivati, fra novembre e dicembre 2011, nuovi prestiti per 818 milioni di euro”. A preoccupare la Corte dei conti, poi, oltre alla situazione “di fatto”, sono anche le prospettive immediate: “Densa di interrogativi – scrive Rita Arrigoni – è apparsa la costruzione dei documenti di bilancio 2012-2014 che, iniziata con il DPEF e proseguita con il bilancio a legislazione vigente, è giunta a conclusione solo a fine aprile 2012, dopo aver bruciato tutto il margine consentito all’esercizio provvisorio”.

I tagli del governo nazionale

E a rendere la situazione ancora più complessa, ecco le manovre di risanamento del governo nazionale, come il decreto Salva Italia, che ha reso ancora più difficile la ripartizione delle somme di un bilancio che “se prima del decreto Salva Italia registrava la su indicata esigenza di copertura di circa 771 milioni di euro (901 mln a partire dal 2013), – scrive Rita Arrigoni – ha dovuto poi farsi carico dell’ulteriore richiesta di contenimento (310 milioni) operando tagli di spesa stimati in complessivi 1.081 milioni per il 2012 e in oltre 1.200 milioni per gli anni 2013 e 2014”.

La spending review

Tagli pesanti, insomma. Che non hanno certamente reso semplice il ruolo del governo regionale. Un governo che ha dovuto quindi intervenire con un programma di spending review, sulla scorta di quanto previsto dall’esecutivo nazionale la cui “complessità dei contenuti – si legge nel documento della Corte dei conti – ha determinato la Commissione bilancio a farne esame separato, rinviandone perciò la discussione e l’approvazione”. E a dire il vero, la Corte sottolinea come già in passato il governo regionale fosse intervenuto nella direzione di una riduzione delle spese “nei settori della sanità, – si legge – dei rifiuti, della formazione delle società partecipate. Inoltre più recente, la soppressione ai regimi privilegiati sul piano previdenziale la riduzione dei permessi sindacali, il tetto agli emolumenti di amministratori e dirigenti”. Interventi indicati positivamente dalla Corte, nonostante l’efficacia di queste misure non sia stata quella attesa: “Permangono – scrive Rita Arrigoni – le criticità finanziarie e gestionali”.

I residui attivi

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E tra le maggiori criticità, ecco il nodo dei cosiddetti “residui attivi” che torna nell’audizione alla Camera dei deputati. Si tratta di circa 15 miliardi di euro, iscritti come entrate in bilancio, ma non ancora riscossi. E che alcuni giorni fa erano stati indicati dal vicepresidente di Confindustria Ivan Lo Bello come una delle possibili cause del fallimento della Regione. La maggior parte di questi residui, però, sottolinea la Corte dei conti, sono dovuti a crediti vantati nei confronti dello Stato o dell’Unione europea.

Equilibri di bilancio e problemi di liquidità

“L’equilibrio di bilancio – scrive la Corte dei Conti è stato pesantemente influenzato nel più recente periodo da un duplice ordine di problemi: da un lato l’andamento negativo dell’economia che ha colpito specialmente il Mezzogiorno ma soprattutto la Sicilia con effetti negativi sul versante delle entrate; per altro verso la difficoltà di contenimento della spesa a causa della sua rigidità legata ai costi del personale e ad altri obblighi contrattuali”. Insomma, il bilancio è ingessato da una spesa per i dipendenti della Regione assai elevata. E una scarsissima liquidità: il saldo a metà luglio del 2012 infatti è di 561 milioni. Ma di questi, 64 milioni sono accantonati per pignoramenti, 268 milioni per mutui e altri 222 milioni per altre spese. Restano insomma in cassa appena sei milioni di euro (oltre a titoli per quasi un miliardo e mezzo), mentre sulla Tesoreria regionale grava un debito di quasi 800 milioni. Detto ciò, la Corte sottolinea come la Regione, in realtà, sia creditrice di un miliardo di euro dallo Stato. Soldi “anticipati” dalla Regione per il Piano di rientro in sanità(275 mln), per fondi FAS (302 mln), per sospensione pagamenti Fondi comunitari (130 mln), per ripiano debiti sanitari in attesa dell’approvazione CIPE a valere sui fondi FAS (343 mln).

“A fronte di tali difficoltà – si legge nella relazione della Corte dei Conti si è avviata l’iniziativa regionale per un programma di aggiustamento economico-finanziario da definire e attuare nell’ambito di una cooperazione rafforzata fra Stato e Regione con la costituzione di un Tavolo tecnico per la periodica verifica sull’attuazione di un programma pluriennale. Si tratta di una iniziativa che la Corte il 29 giugno scorso, in occasione della parifica del Rendiconto generale della Regione siciliana, aveva auspicato come soluzione necessaria”.

Il costo del personale

E non mancano, tra le criticità sottolineate dalla Corte, ovviamente, il costo del personale, cui prima accennavamo: “Il numero dei dipendenti regionali supera la soglia di ventimila unità (17.995 in servizio presso i vari rami dell’amministrazione centrale, 717 comandati o distaccati presso altre strutture regionali, oltre a 2.293 unità a tempo determinato “ad altro titolo utilizzati”) ed esige un onere complessivo annuale di oltre un miliardo di euro”, si legge nella relazione. E ancora, indice puntato contro il personale della Forestale, i troppi dirigenti, e l’eccessivo ricorso a esterni.

Luci e ombre

Infine, tra le “luci” e i segnali di speranza, la costante contrazione del deficit della sanità e le migliori performance delle Aziende sanitarie (nonostante il comparto vanti ancora un credito nei confronti dello Stato per circa 807 milioni). Va meglio anche la spesa dei fondi europei, che nel 2011 ha ricevuto una netta accelerazione. Mentre rimane assolutamente negativo il bilancio nella gestione delle società partecipate dalla Regione: due terzi di queste, infatti, nel 2010 hanno denunciato bilanci in perdita, e “gli anni successivi – scrive la Corte – non schiudono a prospettive migliori”.

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25 Luglio 2012, 20:28

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