La crisi del commercio in città | In 10 anni numeri da debacle

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06 Marzo 2019, 12:00

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PALERMO – A Palermo nel 2008 in centro città c’erano 1.043 esercizi commerciali e 6.018 non in centro, nel 2018 sono scesi a 699 in centro e a 5.566 non in centro. Alberghi, bar e ristoranti nel 2008 erano 267 in centro e 1.635 non in centro, nel 2018 si è passati a 430 in centro e a 2.065 non in centro. Sono alcuni dei dati, relativi a Palermo, che emergono dallo studio su imprese e città realizzato da Confconfcommercio Imprese per l’Italia con l’Osservatorio sulla demografia delle imprese nelle città italiane che ha il compito di monitorare nel tempo l’andamento degli esercizi commerciali e di altre attività per cogliere i cambiamenti della rete comunale di servizi al consumatore e, conseguentemente, anche per neutralizzare eventuali patologie.

Con il contributo di Si.Camera (Agenzia delle Camere di commercio) è stata fatta un’analisi di 120 comuni, di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluoghi più popolosi (escluse le città di Milano, Napoli e Roma perché essendo multicentriche non è possibile la distinzione tra centro storico e non centro storico). In dettaglio, è stato analizzato l’andamento dello stock: degli esercizi al dettaglio di 13 categorie merceologiche, tra cui alimentari, rivendite tabacchi, farmacie, carburanti, computer, telefonia, libri, giocattoli, tessili, abbigliamento, ferramenta, mobili, commercio ambulante; degli alberghi e delle attività di ristorazione. Sempre a Palermo, nello stesso periodo 2008-2018 i numeri più o meno sono immutati per i negozi di prodotti alimentari e bevande, tabacchi e apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, mentre sul fronte degli articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati si passa dai 58 in centro e 426 non in centro del 2008 ai 38 in centro e 369 non in centro del 2018, dunque, una flessione.

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“Nelle dinamiche della demografia d’impresa c’è chi avanza e chi recede, in una logica di sana competizione tra città e territori il cui successo si basa sulla capacità attrattiva determinata da due beni sempre più preziosi: lavoro e qualità della vita. Questo è un binomio che non deve venire a mancare – commenta la presidente di Confcommercio Patrizia Di Dio – per una città attrattiva ma adeguata opportunità di impresa e di lavoro devono camminare assieme alla qualità. Dai dati notiamo che in centro c’è una pressione impattante per la città di Palermo sul fronte delle attività legate al “food”. Se da un lato si creano opportunità e posti di lavoro, dall’altro lato, dobbiamo dare un ordine a questo sviluppo. Non possiamo pensare – aggiunge Patrizia Di Dio – che il centro diventi “food”, ristorazione e movida, ma dobbiamo creare quel mix armonico per garantire la qualità di vita. Pertanto, chiediamo all’amministrazione e al consiglio comunale di creare le condizioni per arginare questo sviluppo incondizionato, prima che sia troppo tardi a scapito anche del patrimonio monumentale e identitario della nostra città”.

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06 Marzo 2019, 12:00

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