15 Marzo 2011, 15:49
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Il terremoto giapponese si fa sentire a Catania. E no, non è la storia di una farfalla che batte le ali dall’altra parte del mondo, ma una vicenda fatta di chip e altissima tecnologia, di azioni e di dividendi. L’impresa italiana che oggi risente di più della crisi nipponica è StMicroelectronics, l’azienda con base a Catania che produce semiconduttori: nella sola giornata di oggi StM ha perso a Piazza Affari poco meno del 4,3%, attestandosi a quota 8,73 euro per azione contro i 9,12 registrati alla chiusura di ieri. Tutto sommato meglio della mattinata, comunque: intorno alle 10,30 le azioni StM avevano raggiunto il minimo di giornata a quota 8,425, con un calo del 7,6% sulla chiusura di ieri.
Il motivo è presto detto: stando al bilancio 2010 dell’azienda italo-francese, circa il 18% delle vendite proviene da Giappone e Corea, con una stima relativa al solo Paese del Sol Levante che gli osservatori dei mercati fissano intorno a quota 1-1,2 miliardi di dollari, contro un fatturato complessivo di 10,4 miliardi. Una condizione che fa stimare agli analisti la possibilità di una contrazione degli utili 2011 che oscillerebbe fra il 2 e il 7%, con un calo del fatturato che al momento viene calcolato in 100-300 milioni di dollari.
Il problema è l’effetto domino. In Giappone StM non ha fabbriche, ma molti dei suoi clienti, attivi principalmente nel settore dell’automotive e dei cellulari, provengono dal Paese nipponico. Gli analisti, al momento, segnalano lo stop agli impianti del settore automobilistico e a quelli di Nokia e Sony-Ericsson, che potrebbero quindi ridurre gli ordinativi. Del resto, la giornata è negativa per tutte le aziende del settore: la francese Infineon (quotata a Parigi) ha registrato un calo delle quotazioni superiore al 4%, mentre a Wall Street le azioni Texas Instruments hanno aperto in calo di oltre il 5% dopo che ieri sera, in chiusura di contrattazioni, il management ha segnalato danni “sostanziali” a uno dei propri impianti in Giappone.
L’azienda italo-francese, però, corre ai ripari. Proprio ieri, il consiglio di amministrazione ha deciso di dare fiducia al mercato, proponendo all’assemblea degli azionisti un aumento sostanziale del dividendo, portandolo a 40 centesimi di dollaro da 28. Una scelta che porta il rendimento del dividendo a una quota molto alta, il 3,2% del valore del titolo registrato venerdì scorso, ma che al momento non ha ottenuto grandi risposte dal mercato.
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15 Marzo 2011, 15:49