La crisi libica interessa l’Italia: | “Serve una diversa politica dell’Ue”

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03 Luglio 2015, 17:13

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CATANIA. Al dipartimento di Scienze Politiche si fa sul serio. I grandi temi della politica nazionale ed estera tengono banco con una serie di appuntamenti che camminano di pari passo con l’attualità. L’ultimo della serie ha riguardato l’emergenza geo-politica del Mediterrano.

Quali sono le principali cause dell’attuale crisi in Libia? Quali sono le sfide che l’instabilità libica pone all’Europa e al Nordafrica? Qual è stato il ruolo dell’Unione europea e dei suoi Stati membri nell’attuale scenario di crisi? E come affrontare la stabilizzazione del Paese in un’ottica di lungo periodo? Interrogativi posti nel corso della conferenza “La politica europea di vicinato in crisi? Il caso Libia e il futuro delle relazioni con il Mediterraneo”, tenutasi nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania. L’incontro, organizzato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea in collaborazione con l’Università di Catania e l’Istituto Affari Internazionali di Roma, è il secondo di una serie di seminari promossi dalla Commissione europea sulla politica di europea di vicinato e le sue principali sfide.

“Il problema della sicurezza nel Mediterraneo dipende in ampia parte alla situazione che si vive in Libia: un contesto che apre la porta a vari traffici. A soggetti che vogliono ribaltare la situazione – spiega il docente Fulvio Attinà, docente di Scienza Politica/Relazioni internazionali e Jean Monnet Chair ad personam -. Tutto questo è un problema italiano, è problema degli Stati del Mediterraneo, è un problema dell’Unione Europea: questa configurazione dei problemi è nota a tutti ma non c’è stata, finora, la consapevolezza dell’organizzare stabilmente una linea di azione possa gestire questi problemi. 
Il rischio che la situazione possa degenerare, è il cuore del problema: le forze di intelligence degli Stati europei, Italia in particolare, hanno contenuto questa possibile e terribile conseguenza. Ma, è chiaro, che ogni che passa il problema resta aperto e qualcosa va fatto”.

“Il nostro ruolo e quello dell’Università – conclude Attinà – dev’essere proprio questo; noi dobbiamo tenere gli occhi bene aperti sul presente ma con, alla base, la consapevolezza e le conoscenze del passato”.

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Nel corso dell’incontro è intervenuto anche Gianni Bonvicini, vicepresidente dell’Istituto Affari interazioni di Roma: “La Libia è un enorme problema: ma non è, ovviamente, solo la Libia il problema. Il nostro progetto parte dall’idea che la politica di vicinato dell’Unione europea, ha fallito. Era partita con l’idea di crearsi un arco di amici intorno ai propri confini ed oggi ci troviamo, invece, in un arco di fuoco e, dunque, occorrono altri mezzi ed un’altra politica per tirarci fuori da questa situazione. 
Dobbiamo individuare chi può governare l’Unione Europea: tutte queste queste politiche piene di buone intenzioni non trovano una sintesi unitaria. Alla fine, a prevalere sono le opinioni di uno Stato rispetto ad un altro e questa non è certo l’Unione Europea ma il sistema delle potenze”.

Per la cronaca, i risultati di questo incontro, e i contributi elaborati nell’ambito degli altri seminari organizzati in altre città italiane – Trento e Torino -, saranno presentati e discussi in occasione del Festival Internazionale 2015 di Ferrara, che si svolgerà dal 3 al 5 ottobre con la partecipazione dell’Alto Rappresentante dell’UE Federica Mogherini.

 

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03 Luglio 2015, 17:13

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