La critica di Gianfranco Miccichè:| “L’infornata di precari è un’offesa”

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04 Gennaio 2011, 19:02

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“Il governo delle illusioni non tradisce e quando meno te lo aspetti estrae dal cilindro il coniglio più bello, bianco e lucente. Il prestigiatore di Palazzo d’Orleans s’é assicurato l’applauso dei molti spettatori ammaliati. Per fortuna, però, non tutti coloro che hanno pagato il biglietto si sono lasciati abbindolare. Il trucco è vecchio come il cucco. Si tratta dell’illusione più scontata e pericolosa che possa esistere, costa cara e offende le coscienze”. Così il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Micciché commenta le politiche occupazionali messe in capo dal governatore Raffaele Lombardo.
“Sì, perché chiamare lavoro quest’altra infornata di precari è un’offesa – aggiunge – Innanzitutto, all’intelligenza di chi comprende che il gioco va ben oltre l’interesse nobile di aiutare le fasce deboli, che non vanno mai abbandonate. Poi a
questi cosiddetti assunti, cui non viene dato un vero lavoro ma, appunto, l’illusione di un pezzo di pane e persino duro, perché con 500 euro puoi comprarci solo quello. Ed è un’offesa alla Sicilia – evidenzia Micciché -, che ancora una volta si ritrova incatenata alla mentalità assistenzialista di chi la governa, schiava di logiche vecchie e perdenti ma, a quanto pare, sempre in voga”.
Per il leader di Forza del Sud “evidentemente, è sempre tempo di tenere al guinzaglio migliaia di siciliani, che oggi legittimamente esultano per un qualcosa che è sempre meglio di niente e che domani, però, si scopriranno precari, costretti a un’esistenza d’anticamera, fisica e morale”. “E tutto questo – continua – cosa produce? Solo sacche di consenso infetto, altra rabbia da mantenere e contenere, altre piazze da riempire e altri giovani da fare incazzare o da vedere con la valigia in mano. Insomma è stata scritta l’ennesima pagina nera nel grande libro della storia
siciliana”. “Alla faccia della rivoluzione siciliana – prosegue – Se è questo lo spirito riformista di chi doveva intestarsi il
cambiamento, ribadisco ancor una volta e più fermamente la necessità per la nostra terra di dotarsi di un nuovo governo, di più, di una nuova cultura politica, coraggiosa, positiva, fattiva, che non si preoccupi di produrre consenso, ma che sappia guadagnarselo, attraverso azioni mirate, che creino sviluppo vero e lavoro vero”.

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04 Gennaio 2011, 19:02

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