28 Febbraio 2019, 17:21
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PALERMO – Soluzioni ‘al fotofinish’ mettono al sicuro i tagli in bilancio, ma non rimediano alla situazione di quei siciliani che accusavano danni economici ben prima della Finanziaria 2019: coloro che vivono di folklore e tradizioni. “Ci sono associazioni a cui vengono tolti i contributi, ma anche altre a cui non sono mai stati dati”, è la ‘denuncia’ di Lello Casesa, presidente del gruppo folklorico Val d’Akragas, nell’Agrigentino. Da oltre 60 anni il gruppo promuove la cultura popolare siciliana nell’Isola e all’estero, attraverso canti, musiche e danze tradizionali; un aspetto essenziale delle attività è il coinvolgimento di giovani e adulti altrimenti destinati alla strada, all’alcol o alla droga. Azioni culturali e sociali, dunque, che il Val d’Akragas svolge senza contributi istituzionali.
“C’è una certa amarezza rispetto al quadro regionale – dice Casesa –, mi rendo conto che il governo è distante dal territorio. Mentre negli anni passati c’erano enti di secondo livello, come il Comune o la Provincia, che sostenevano economicamente tantissime realtà locali, oggi questa assenza spazza via tutte quelle associazioni che non hanno mai chiesto un euro a nessuno per mantenersi. Nel caso del Val d’Akragas – prosegue – il massimo di cui abbiamo usufruito sono stati i rimborsi parziali dei viaggi per gli spettacoli, a opera appunto degli enti di secondo livello, ma non riceviamo più nemmeno quelli. Ci tengo a ribadire che non parliamo solo del nostro gruppo folklorico – precisa Casesa – ma di tutti quelli che hanno l’obbiettivo di tutelare le nostre tradizioni e mantenerle vive anche all’estero, nei nostri emigrati lontani dalla Sicilia. Ormai però viviamo in condizioni disperate, e per farlo siamo costretti a elemosinare anche contributi minimi”.
Dal 2016 il Val d’Akragas coordina un progetto sull’identità siciliana, che coinvolge le scuole agrigentine ed è inserito nel contesto della storica Sagra del mandorlo in fiore. “Il progetto è gestito e attuato con l’ausilio di un comitato, composto da esponenti del mondo della scuola e dello spettacolo – spiega Casesa –, ma soprattutto coinvolgendo i giovani delle scuole. Il comitato sceglie un tema, i ragazzi lo sviluppano e poi lo rappresentano nella città di Agrigento, attraverso le forme linguistiche e culturali tradizionali”. Tra queste, il dialetto siciliano gioca un ruolo fondamentale. “Una priorità è il recupero della nostra lingua – dice Casesa – esaltata e difesa da Musumeci come cardine dell’identità siciliana, appunto. Ecco, mi è parso che su questo progetto il presidente non fosse nemmeno informato, e posso dirlo perché ho avuto modo di incontrarlo e illustrarglielo”.
Lello Casesa rivolge un appello al governo Regionale, facendo allungare la lista di persone e associazioni che chiedono di essere ascoltati per non soccombere: “Pur comprendendo lo stato della crisi siciliana – dice – spero che si tengano in considerazione le realtà che hanno un fondamento di storia, professionalità e continuità, e che svolgono attività senza scopo di lucro. Un gruppo di soggetti molto sparuto rispetto agli altri: già con 100 mila euro annui si assicurerebbero le attività di tutti. Spero si possa comprendere – conclude – che tra le necessità e i bisogni del territorio, ci sono anche quelli di portare avanti folklore, tradizione, orgoglio e professionalità tutte siciliane”.
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28 Febbraio 2019, 17:21