10 Gennaio 2013, 18:40
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PALERMO – I magistrati che hanno condotto l’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia sono stati spiati e pedinati da “un’Agenzia” che potrebbe essere anche “pubblica”, ma avrebbe agito “per conto di altri”. Ormai in piena campagna elettorale Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione Civile, torna a parlare dell’inchiesta che più di tutte lo ha segnato: quella sulla trattativa tra Stato e mafia per la quale anche il Capo dello Stato è sceso in campo sollevando conflitto d’attribuzione davanti alla Consulta per via delle intercettazioni che hanno interessato l’utenza di Nicola Mancino anche quando parlava con il Quirinale. “Siamo stati spiati e pedinati da un’agenzia – afferma Ingroia – ed è una sensazione condivisa anche con altri colleghi a me vicini”. Ora “c’e chi sta indagando” su questa storia. Ma “é certo – insiste – che qualcosa di torbido si sia mosso contro di noi”. “Ho sempre avuto la certezza sulla base di elementi precisi e concreti, che sono a conoscenza della autorità, che ci fosse un’attività di controllo nei nostri confronti, un’attività professionale da parte di un’agenzia che controlla per conto di altri”, prosegue. Il leader di ‘Rivoluzione civile’, tra un appello alle forze politiche affinché presentino davvero delle liste pulite e una riunione per mettere a punto le ultime candidature, rivolge un pensiero ai colleghi rimasti a Palermo e alla “sensazione di abbandono” che li accompagna da tempo. “Abbiamo avuto la sensazione chiara che non si trattasse di un controllo casuale – continua scandendo le parole – e dubito fortemente che si trattasse di un qualcosa in nome di interessi pubblici”. “Probabilmente – ipotizza l’ex Pm – sarà stato anche un caso di deviazione. Forse un’agenzia pubblica che ha operato nell’interesse di qualcuno. Questo non lo saprei dire, ma è stato evidente che si trattasse di una sensazione condivisa anche con altri colleghi a me più vicino”.
Ora però, assicura, “c’é chi sta indagando su questi” controlli e pedinamenti. “Ed è giusto che per questo si mantenga il più stretto riserbo”, ma è chiaro che “qualcosa di torbido si sia mosso contro e dietro di noi”, cosa che “ha acuito la sensazione di isolamento e di solitudine in cui abbiamo operato in questi anni”. La dichiarazione di Ingroia scatena la critica del Pdl: “Un personaggio che ha dietro le spalle l’esperienza di magistrato inquirente come il dottor Ingroia non puòparlare di sensazioni, ma deve dire cose precise. Altrimenti – commenta Fabrizio Cicchitto – se non fa questo significa che vuole intorbidare le acque e fare una campagna elettorale molto inquietante”. (ANSA)
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10 Gennaio 2013, 18:40