La differenziata in parrocchia | “Attuata la dottrina della Chiesa”

di

05 Agosto 2018, 15:43

4 min di lettura

PALERMO – “Gli Opifici di pace sono un’azione di sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente e di educazione alla raccolta differenziata. È un’iniziativa che rispetta e attua la dottrina sociale della Chiesa e lo spirito dell’enciclica ‘Laudato sì’ di Papa Francesco”. Parla così il vescovo di Monreale Michele Pennisi degli “Opifici di pace”, il progetto varato dalla Giunta che prevede un impegno in prima linea delle parrocchie siciliane per l’aumento delle percentuali di raccolta differenziata nei Comuni, mediante attività sociali, educative e formative.

Pennisi aveva visto nascere il primo Opificio di pace a Caltanissetta nella parrocchia di San Luca, quando da vescovo di Piazza Armerina seguì l’idea di Luigi Gattuso, l’ideatore del progetto. Recentemente è stato fra i promotori della diffusione dell’iniziativa che è arrivata sulla scrivania dell’assessore ai Rifiuti Alberto Pierobon. Una proposta che è stata accolta dagli uffici di viale Campania e che ha visto lì approvazione della giunta regionale. Adesso si attende il via libera dei vescovi siciliani che si riuniranno in conferenza episcopale a settembre. I vescovi hanno già apprezzato il progetto in occasione della conferenza episcopale del 17 marzo ma solo dopo l’approvazione definitiva si potrà firmare il protocollo d’intesa.

In cosa consistono gli “Opifici di pace” lo racconta lo stesso Luigi Gattuso. “Con gli Opifici di Pace le parrocchie non si occupano dei rifiuti, ma mettono in campo la propria autorevolezza per educare le persone a produrre materie recuperabili rispettando l’ambiente per superare la cultura dello scarto. La raccolta dei rifiuti – specifica infatti Gattuso – rimane in capo ai Comuni e non si svolgerà in locali parrocchiali”. A onor del vero nel progetto sperimentale, nella parrocchia di San Luca, la parrocchia ha messo a disposizione dei propri locali, ma è previsto che la raccolta si svolga su strada e non per forza in ambienti connessi o vicini alle parrocchie. “Verranno realizzati – continua a spiegare l’ideatore del progetto – dei luoghi semi chiusi, che siano anche gradevoli alla vista. In questi luoghi, i parrocchiani dopo essersi autenticati con le tessere sanitarie sul sito ed essersi collegati a una parrocchia, potranno conferire i rifiuti nei gabbiotti. Dovranno accedere con il proprio account, pesare i rifiuti e poi gettarli. Tutto sotto la video sorveglianza dell’impianto che in questo modo dà la possibilità di raccogliere anomalie e trasgressori delle regole”.

“Le parrocchie quindi – prosegue – non fanno nulla a livello operativo. Non hanno bisogno di personale perché fa tutto l’utente e non devono gestire il rifiuto che viene toccato solamente dalla ditta comunale che prende la differenziata per stoccarla. L’idea è quella di sfruttare l’autorevolezza e la diffusione capillare delle 1797 parrocchie per diffondere la cultura della differenziata. Inoltre c’è anche un guadagno. Alle parrocchie va il contributo Conai, mentre i cittadini risparmiano per via dell’applicazione della tariffa puntuale. Alla fine dell’anno, cioè, la tariffa sarà calcolata sulla base di quanta spazzatura prodotta”.

Stando alla bozza dell’accordo approvato dalla Giunta, infatti, i parroci dovranno tenere informati i sindaci di tutti i dati sulla raccolta differenziata. Ogni anno, poi, i primi dovranno fornire il dato finale del differenziato. I municipi calcoleranno gli incentivi dovuti alle chiese. Il Comune non solo potrà delegare la parrocchia a richiedere il contributo Conai per coprire le spese ma dovrà corrispondere alle chiese matrici, il corrispettivo delle spese sostenute. Così, il contributo Conai sarà concesso per la quantità e la qualità dei rifiuti differenziati, in proporzione a quanto i parrocchiani hanno conferito e il quindici per cento di questo premio dovrebbe andare alle diocesi. E invece, con il contributo una tantum i sacerdoti pagheranno le spese necessarie per la pubblicità e per la realizzazione e manutenzione degli eco centri.

Articoli Correlati

“Nell’ultimo anno – continua a raccontare Luigi Gattuso – la parrocchia di San Luca ha guadagnato circa novemila euro da questa attività. Soldi che ha reinvestito in attività sociali e pastorali come ad esempio il progetto ‘Mamme in rete’ che finanzia le giovani madri in difficoltà. A sistema però i guadagni dovrebbero essere maggiori e si potrebbero creare dei fondi per il restauro dei beni culturali”.

Infine lo stesso racconta quali sono alcuni degli aspetti operativi della fase di diffusione del progetto. “Alcuni comuni come il Comune di Palermo e quello di Partinico hanno manifestato l’interesse a sviluppare il progetto. Per la realizzazione dei nuovi centri si sta pensando al coinvolgimento di Fondazioni, dello stesso Conai e della Cassa depositi e prestiti. Le spese dovrebbero essere sostenute dalle parrocchie per garantire la celerità dell’attivazione dato che i Comuni hanno tempi burocratici più lunghi.”

Dopo la firma della convenzione fra Regione e Vescovi, la palla passerà proprio ai Comuni, gestori della raccolta dei rifiuti. Ad essi il compito di accogliere il modello e di attuarlo. Infatti, se una parrocchia volesse avviare una attività il Comune dovrà attivare tutti gli strumenti amministrativi, regolamentari e fiscali per mettere in funzione gli Opifici di pace.

 

Pubblicato il

05 Agosto 2018, 15:43

Condividi sui social