La Digos a scuola e le denunce | Scia di polemiche al Cassarà

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10 Aprile 2014, 06:15

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PALERMO – Non si arresta la scia di polemiche che negli ultimi giorni ha travolto il liceo linguistico provinciale Ninni Cassarà di Palermo, finito nell’occhio del ciclone dopo l’intervento della Digos di venerdì scorso. Da un lato c’è la protesta degli studenti, diretti interessati della vicenda sfociata in quattro denunce relative al periodo dell’occupazione della succursale, dal 18 novembre a 13 dicembre scorso; dall’altro, la dirigenza scolastica che ha già ribadito che “non è stata effettuata alcuna perquisizione, né sono state interrotte le lezioni”. Martedì gli studenti in rivolta hanno partecipato alla manifestazione organizzata davanti ai cancelli della scuola di Fattori, a San Lorenzo: molti gli striscioni che riportavano la scritta “Fuori la polizia dalla scuola”.

Erano una cinquantina i partecipanti, tra movimenti studenteschi, insegnanti e sindacati che hanno contestato “l’irruzione a scuola” da parte delle forze dell’ordine. E’ proprio contro questo aspetto che i ragazzi identificati venerdì scorso puntano il dito: “Ci siamo sentiti in questura – dicono -, improvvisamente catapultati in un’atmosfera che non appartiene al mondo didattico”. A condividere questa idea, diverse scuole palermitane che negli ultimi giorni hanno appeso all’esterno degli istituti striscioni di solidarietà per i ragazzi del liceo linguistico. I quattro studenti coinvolti nella vicenda, oggi parlano di “un’impostazione sbagliata per etica scolastica”. “Era preferibile che l’identificazione avvenisse fuori, in locali appropriati – dicono -. Invece è stato utilizzato un metodo che vuole palesemente intimorire tutti gli studenti nel luogo in cui si dovrebbero sentire più protetti. Venerdì sono stati due ufficiali a chiedere a noi ed altri 16 ragazzi – tutti nella lista dei responsabili della scuola durante l’occupazione – i propri documenti, poi sono scattate le quattro denunce per violenza privata ed interruzione di pubblico servizio. Ma noi ribadiamo il nostro dissenso contro tali metodi. Si tratta di una logica repressiva”.

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“La situazione è stata estremamente gonfiata – dice la preside, Daniela Crimi – perché non c’è stato alcun inganno, nessuna violenza in quello che è successo. C’è un’indagine in corso della magistratura. La Digos è venuta a scuola per identificare alcuni alunni, per ricostruire i fatti avvenuti durante l’occupazione, quando il cancello della succursale è stato sbarrato non permettendo ai docenti di entrare, per non parlare dei danni materiali interni, tra cui alcuni televisori lanciati dalle finestre. Si tratta di ragazzi maggiorenni, mi sono assicurata che non ci fossero minori tra loro, in quel caso avrei anche chiamato i genitori perché non sono di certo una sprovveduta. L’identificazione è avvenuta nei locali della biblioteca, mentre i professori sono stati invece ascoltati in un orario in cui non stavano svolgendo alcuna lezione. Eravamo in sei, – prosegue – me compresa. Sono stata definita connivente con le forze dell’ordine, ma questa per me non è un’offesa, anzi. Sono la preside di una scuola che porta il nome di Ninni Cassarà, posso soltanto essere fiera di garantire la sicurezza e la legalità nel mio istituto”.

“Condivido pienamente quanto detto – aggiunge la vice preside Maria Rosa Ferraù – perché quel giorno si è semplicemente garantita la sicurezza di tutti gli alunni. La situazione è però stata nel frattempo ribaltata e c’è chi da artefice è diventato vittima. Sarebbe meglio che nessuno strumentalizzasse quanto successo, a partire dai sindacati. Perché il lavoro dei docenti deve proseguire senza politica, né ideologia”.

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10 Aprile 2014, 06:15

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