La droga, il ferito, la vendetta

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10 Luglio 2012, 15:38

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Un ferimento accidentale, ma anche un figlio dissuaso dalla madre a uccidere il padre dopo una lite. Sono alcune degli episodi che emergono dalle indagini della guardia di finanza di Catania sfociate su vasto traffico di droga sull’asse Olanda-Campania-Sicilia culminate ieri con 42 arresti nell’ambito dell’operazione Pret a porter. Non fu un regolamento di conti ma un incidente il ferimento con un colpo di pistola all’inguine, avvenuto il 29 luglio del 2007, di Antonino D’Agata, lasciato da uno sconosciuto davanti al pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro di Catania. A svelare quello che è accaduto è lo stesso ‘sparatore’, Francesco Antonino Sciuto junior, che rivela al telefono di essere stato assieme all’amico ferito quando è avvenuto l’episodio, “una cosa importante” la definisce non sapendo di essere intercettato. Poi commenta l’accaduto prevedendo che la notizia “domani esce sul giornale”.

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Dell’episodio parlano anche altri due indagati, intercettati, che si dicono tranquilli perché non era stato un attentato da parte di esponenti di altri clan. Per l’accaduto Sciuto è indagato per detenzione illegale di arma da fuoco e D’Agata, avendo detto alla polizia di avere subito un attentato da ignoti, per favoreggiamento e simulazione di reato. Dalle intercettazioni emerge anche il progetto di ‘parricidio’ di un’altro indagato, Gianluigi Partini, che durante una telefonata sfogo con la madre le rivela di essere in possesso di due pistole e di volere il padre per “dargli una lezione”. La donna invita il figlio a “stare tranquillo” e lo mette in guardia, ricordandogli che anche il padre ha una pistola, che tiene in una cassaforte. L’operazione Pret a porter del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza è coordinata dal procuratore aggiunto Amedeo Bertone e dai sostituti Antonino Fanara e Andrea Bonomo.

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10 Luglio 2012, 15:38

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