Mafia, sentenza faida Favara Liegi - Live Sicilia

La faida tra Favara e Liegi, sei condanne e un’assoluzione

La scia di sangue durata per due anni

AGRIGENTO – Due ergastoli, altre quattro condanne e una assoluzione. Si chiude così il primo capitolo giudiziario del processo (stralcio abbreviato) scaturito dall’operazione ‘Mosaico’. Il blitz venne eseguito dalla squadra mobile di Agrigento guidata dal vicequestore aggiunto Giovanni Minardi. Il blitz fece luce su una scia di sangue dal 2016 al 2018 caratterizzata da quattro omicidi e altrettanti agguati andati a vuoto sull’asse Favara-Liegi.

Agli atti del processo il drammatico video dell’agguato in diretta, con i killer armati fino ai denti.

Due ergastoli

Il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello ha disposto il carcere a vita nei confronti di Antonio e Calogero Bellavia, favaresi 51 e 33 anni, per l’omicidio di Mario Jakelich, empedoclino freddato nel settembre 2016 all’interno di un appartamento a Liegi. Secondo l’accusa il vero obiettivo dei sicari era Maurizio Di Stefano, che si trovava in compagnia della vittima e che scampò all’attentato. Ai Bellavia veniva contestato anche l’omicidio di Carmelo Ciffa. L’uomo era un operatore ecologico: ucciso in pieno giorno a colpi di pistola davanti ad un supermercato di Favara il 26 ottobre 2016. Per questa ipotesi di reato sono stati assolti.

Le altre decisioni della Corte

Assolto per non aver commesso il fatto il 41enne agrigentino Calogero Gastoni, accusato dell’omicidio di Emanuele Ferraro (8 marzo 2018), uno dei membri del clan rivale. Per lui l’accusa, rappresentata dai sostituti procuratori della Dda Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, aveva chiesto la pena dell’ergastolo. Il tribunale ha disposto poi altre quattro condanne: 14 anni a Calogero Ferraro, ritenuto uno dei membri del clan Bellavia; 5 anni e 4 mesi a Carmelo Nicotra, ferito in un agguato nel maggio 2017 in via Torino a Favara, ma che non ha mai collaborato con la giustizia e ha sempre nascosto l’identità dei suoi attentatori; 6 anni di reclusione a Gerlando Russotto (l’accusa ne chiedeva 16) e 40 mila euro di multa; 2 anni e 4 mesi, invece, all’imprenditore Salvatore Vitello, titolare di un camping e b&b a San Leone, accusato di aver aiutato Nicotra ad occultare e incendiare la Renault Modus utilizzata per accompagnare lo stesso all’ospedale dopo l’attentato nei suoi confronti.

Le origini della faida

Soltanto uno degli otto imputati ha scelto la via del rito ordinario: si tratta di Carmelo Vardaro. Il 45enne di Favara, attualmente a processo davanti la Corte di assise di Agrigento per l’omicidio di Mario Jakelich ed il ferimento di Maurizio Di Stefano, avvenuto il 14 settembre del 2016 in Belgio. Una faida che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe riconducibile all’omicidio di Carmelo Bellavia, padre di Calogero, avvenuto nel 2015 a Favara.

Una lunga scia di sangue

Da lì in poi una continua risposta di fuoco da entrambe le fazioni. Una lunga scia di sangue a colpi di kalashnikov. Il 14 settembre 2016 la risposta del clan Bellavia che uccide Mario Jakelich e ferisce con cinque colpi di arma da fuoco in un agguato Maurizio Di Stefano. Il 26 ottobre un altro omicidio: Carmelo Ciffa, considerato uno dei killer del gruppo Di Stefano, viene ucciso in pieno giorno davanti al supermercato Paghi Poco di Favara. Il 3 maggio si spara nuovamente e questa volta in Belgio la vittima è un ristoratore favarese – Rino Sorce – titolare di una pizzeria. Poi ancora​ una volta il duplice tentato omicidio di Nicotra, considerato “vicino” a Di Stefano, e dello stesso Maurizio Di Stefano, che ancora una volta scampa all’attentato. Infine l’8 marzo 2018 arriva la risposta con l’omicidio di Emanuele Ferraro, ritenuto membro del clan Bellavia, ucciso davanti casa.

L’ultimo episodio

A riprendere la scena le telecamere di sorveglianza fatte montare dalla vittima che evidentemente aveva da temere. Gli inquirenti contestano l’episodio a Calogero Gastoni che però, oggi, è stato assolto dall’accusa. Entro novanta giorni il deposito delle motivazioni della sentenza. Nell’inchiesta sono confluiti una serie di segmenti investigativi su un vasto giro di armi, droga ed episodi di criminalità connessi agli agguati. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giuseppe Barba, Salvatore Cusumano, Salvatore Virgone, Samantha Borsellino, Angelo Farruggia e Annalisa Russello.


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