Cronaca

La faida e l’omicidio del boss: killer incastrato da tre pentiti

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03 Maggio 2022, 05:28

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CATANIA – Una vendetta personale. Ma anche una guerra intestina al clan Toscano-Mazzaglia-Tomasello di Biancavilla. Ci sarebbero queste due ragioni dietro l’omicidio di Alfredo Maglia, ammazzato nel suo garage il 23 ottobre 2013 ad Adrano. Per questo delitto è stato condannato dalla Corte d’Assise di Catania Alfio Ambrogio Monforte. Una pena all’ergastolo e sei mesi di isolamento. La difesa, già il giorno del verdetto, aveva annunciato il ricorso in appello visto che non sarebbero state acquisite importanti documenti per ‘l’alibi di Monforte’.  Oggi si apre il processo di secondo grado, che si preannuncia molto battagliero. 

Il puzzle accusatorio che ha portato alla sentenza di primo grado è composta da diversi elementi. I video che immortalano la fuga dei killer, di cui uno che perde l’arma e poi la riprende. Le testimonanze. Gli esiti dell’inchiesta Garden della polizia che ha fermato il gruppo di fuoco dei Maglia che erano pronti ad ammazzare proprio Alfio Monforte. Le indagini sul pizzo alle pompe funebri che vedevano l’imputato diventare il punto di riferimento del clan di Biancavilla, proprio dopo l’assassinio di Maglia.

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La svolta però è arrivata dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia. Graziano Balsamo emiliano, ma originario della Sicilia, avrebbe ricevuto delle confidenze in carcere. Una vera e propria confessione con tanto di movente. Monforte avrebbe dato una risposta di morte a Maglia per aver fatto bruciare la sua casa. Una circostanza che ha raccontato Giuseppe Liotta, ex soldato del clan Scalisi di Adrano, che sarebbe proprio l’autore del rogo. Monforte avrebbe ammesso la responsabilità dell’omicidio anche a Dario Caruana, boss di livello di Cosa nostra catanese.

Per la difesa quanto affermato dai pentiti non avrebbero un riscontro oggettivo. Ma questo sarà un punto a cui sarà chiamata a dare una valutazione la Corte d’Assise d’Appello di Catania.

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03 Maggio 2022, 05:28

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